Trasformiamo la crisi agrumicola in opportunità di rilancio della filiera


Da anni, attraverso diversi atti parlamentari mi sto impegnando in commissione agricoltura alla Camera dei deputati sulla crisi del settore agrumicolo. Ora che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza di maggioranza in Parlamento è arrivato il momento di incidere concretamente per rilanciare uno dei settori chiave soprattutto per il sud che costituisce un quarto del panorama frutticolo nazionale: l'agrumicoltura.

In base ai dati ISTAT 2018, la superficie coltivata ad agrumi si aggira intorno ai 144.970 ha, con una produzione di 2,63 milioni di tonnellate. L’Italia è il 13° esportatore ed il 10° importatore di agrumi al mondo. La bilancia commerciale 2017/2018 è negativa, con un disavanzo di 146 milioni di € tra import ed export. Nonostante le produzioni agrumicole nazionali rappresentino un’eccellenza dal punto di vista qualitativo, riconosciuta anche all’estero, e sebbene un recente incremento della superficie aziendale media, il sistema soffre di un’eccessiva polverizzazione dell’offerta e di una scarsa aggregazione che favorisce i competitor esteri, sia della UE (Spagna) sia del bacino del Mediterraneo (Egitto, Marocco, Turchia).

La Sicilia è la Regione con la maggiore superficie agrumetata, con il 62% delle superfici nazionali. Seguono la Calabria con il 24 %, la Puglia con il 7% e altre Regioni con il 7%. Le specie più coltivate a livello nazionale sono l’arancio, il limone ed i mandarini. Non mancano produzioni più limitate di altri agrumi in areali vocati, quali il bergamotto, il pompelmo ed il cedro.

L’Italia (secondo i dati MiPAAF riferiti al 2018) è leader mondiale per quanto riguarda la coltivazione di agrumi biologici. Tuttavia, nonostante la costante crescita dei consumi di biologico e della SAU agrumicola biologica degli ultimi anni, il 2018 ha visto per la prima volta un calo degli ettari di agrumi certificati biologici, passati dai 39.656 del 2017 ai 35.660 del 2018 con una variazione pari a -10,1%. Segno che la sofferenza dovuta alla crisi è sentita anche da parte dei produttori agrumicoli biologici, nonostante le minori incertezze del mercato rispetto al convenzionale.

Nel corso dell'ultimo decennio quindi, nel territorio nazionale si è registrata una riduzione delle superfici e della produzione agrumicola; la Spagna, al contrario, che rappresenta uno dei principali nostri competitor a livello comunitario, ha aumentato la produzione di arance del 24%, di cui è attualmente il primo esportatore mondiale, e ha raggiunto un primato analogo in relazione alla produzione di mandarini e clementine.
L'italia, inoltre, si trova a dover competere con attori internazionali che possono contare su condizioni di produzione spesso più vantaggiose, con costi notevolmente inferiori e norme ambientali, di sicurezza e di qualità meno rigorose.

Ad oggi moltissimi agricoltori devono fronteggiare non solo l'invenduto, specie con riferimento alle arance, a causa della concorrenza sleale della merce proveniente dall’ estero, dove i costi di produzione sono molto inferiori a quelli italiani ed europei, ma anche l'onere economico di una raccolta che, anche quando venisse collocata sul mercato, genererebbe un introito molto modesto e comunque per nulla compensativo dei costi di produzione.
In conseguenza di quanto sopra esposto la bilancia commerciale 2017/2018 è negativa, con un disavanzo di 146 milioni di euro tra import ed export.

Come se non bastasse, sulle esportazioni di agrumi italiani incideranno anche i dazi di cui gli Stati Uniti hanno disposto l’applicazione a partire dal 18 ottobre 2019. Infatti sul Federal Register, ovvero la Gazzetta Ufficiale del Governo americano, si può leggere la lista definitiva dei prodotti europei che saranno sottoposti ai dazi aggiuntivi del 25 per cento, nella quale compaiono le clementine, i mandarini, i limoni e succhi, concentrati e non.

Tra le cause di quella che si configura come una vera e propria emergenza si evidenziano:

CLIMA - il susseguirsi di eventi atmosferici avversi, con gelate ed esondazioni che hanno ritardato la maturazione o annullato completamente le rese;
COMMERCIO - un eccesso di offerta dovuto alla saturazione del mercato con prodotti provenienti dall'estero anche attraverso una concorrenza sleale e quindi la carenza di accordi con la GDO;
PROGRAMMAZIONE E INVESTIMENTI - la mancanza di programmazione, di infrastrutture logistiche, di dati certi sulla produzione e sul patrimonio agrumicolo;
RICERCA APPLICATA - una notevole staticità verso il rinnovamento varietale.
Stenta a decollare, essenzialmente per mancanza di risorse, il Programma nazionale di certificazione volontaria degli Agrumi gestito dal CREA-OFA, voluto dal Ministero e volto a produrre il primo materiale di propagazione, con controlli fitosanitari e di corrispondenza varietale estremamente severi, al fine di assicurare al settore vivaistico di poter disporre di piante certificate e di elevata qualità;
FITOPATIE - Citrus Tristeza Virus (CTV), mal secco e altre patologie emergenti.

Bisogna quindi adottare iniziative volte a promuovere accordi di qualità con le industrie di trasformazione, puntando sulla qualità del nostro prodotto, e a sostenere il settore agrumicolo, intervenendo in maniera strutturale attraverso una attenta e puntuale programmazione, anche tramite la definizione di un Piano agrumicolo nazionale.


Nel frattempo siamo intervenuti a sostengno del settore attraverso il così detto “Decreto Emergenze” riconoscendo un contributo di 5 milioni destinato alla copertura, totale o parziale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per il 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese del settore agrumicolo entro la data del 31 dicembre 2018, al fine di contribuire alla ristrutturazione di tale settore nonché uno stanziamento per la realizzazione di campagne promozionali e di comunicazione istituzionale da destinare al comparto agrumicolo.


Oggi, in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, a seguito di diverse audizioni con le associazioni del settore, abbiamo approvato all'unanimità una risoluzione unitaria per indicare al Governo una lunga serie di impegni:

1) intervenire presso le competenti sedi unionali al fine di chiedere l'attivazione delle misure di salvaguardia degli accordi tra l'Unione europea e i paesi dell'Africa settentrionale in materia di liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli, dei prodotti agricoli trasformati, del pesce e dei prodotti della pesca e più in generale a intervenire nella medesima sede per la revisione e l’aggiornamento degli Accordi Euro mediterranei, siglati con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, in considerazione del fatto che tali Accordi provocano gravi perturbazioni al mercato nazionale e segnatamente alle filiere produttive delle Regioni meridionali del nostro Paese;

2) proporre, nelle opportune sedi europee, che negli accordi di libero scambio con i Paesi extra Unione europea, nel rispetto del principio di reciprocità, siano adottate misure per rafforzare e promuovere le esportazioni di agrumi italiani in mercati con grandi potenzialità, anche attraverso una strategia volta a individuare e risolvere i principali ostacoli quali, ad esempio, la conformità ai requisiti previsti dai protocolli di intesa relativamente al sistema di lavorazione, condizionamento e conservazione, con particolare riferimento al trattamento a freddo necessario al trasporto via aereo, al fine di salvaguardare il comparto agrumicolo;

3) adottare iniziative, in sede europea, dirette a potenziare il sistema dei controlli sui prodotti agrumicoli provenienti da mercati esteri, al fine di:

- contrastare fenomeni di concorrenza sleale, realizzati anche attraverso l’uso di prodotti fitosanitari non consentiti in ambito UE e l’utilizzazione di lavoro sottopagato o minorile;

- rafforzare la tracciabilità di prodotto, al fine di impedire pratiche di vendita fraudolenta;

-  contenere i danni di un ingresso involontario di nuovi organismi, rafforzando il controllo fitosanitario alle frontiere, implementando le misure di quarantena e rafforzando i servizi fitosanitari regionali;

- spostare l’attenzione anche su altre specie vegetali, comprese le piante ornamentali, in ingresso nel nostro Paese, che possono essere ospiti secondari di patogeni o dei loro vettori;

4) attivare presso la Commissione europea affinché il comparto agrumicolo sia inserito a pieno titolo tra i settori a favore dei quali saranno attivate le misure necessarie per compensare le perdite che deriveranno dall'imposizione dei dazi statunitensi sui prodotti europei;

5) adottare un vero e proprio Piano agrumicolo nazionale, anche utilizzando a tale scopo il Fondo nazionale agrumicolo, adeguatamente rifinanziato, volto a:

a) favorire una vera e diffusa ristrutturazione del comparto agrumicolo attraverso misure volte a favorire e sostenere la produzione non solo di arance, ma anche di clementine, limoni, cedro e bergamotto;

b) attivare un piano straordinario di interventi di contrasto al virus Tristeza, anche attraverso contributi finalizzati a sostenere i costi di forzati espianti e reimpianti e la conversione varietale, e ad adottare misure preventive contro il Mal Secco nonché il diffondersi di nuove fitopatie (Citrus black spot, Greening), anche potenziando le c.d. biofabbriche per la produzione di antagonisti da utilizzare in agrumicoltura e per garantire assistenza tecnica agli agrumicoltori italiani;

c) predisporre un programma di rilancio e valorizzazione dei prodotti agrumicoli nazionali al fine di incentivarne il consumo consapevole legato alla loro qualità e agli effetti benefici sulla salute, sia attraverso l’inserimento di agrumi freschi nei distributori automatici siti in strutture pubbliche, quali scuole, ospedali ed enti, sia mediante la realizzazione di campagne nazionali di educazione alimentare, sensibilizzazione e promozione del consumo di agrumi, freschi o trasformati, che mettano anche in evidenza la provenienza italiana;

d) individuare le azioni necessarie per abbattere le diseconomie che incidono sul costo finale del prodotto, anche promuovendo interventi per apportare miglioramenti nel settore della logistica;

e) ammodernare la rete dei sistemi di commercializzazione, anche puntando su servizi innovativi per il rilancio dei mercati ortofrutticoli, tramite la selezione e il miglioramento delle varietà, l’abbattimento degli ostacoli burocratici e aiuti più celeri e mirati destinati al settore;

f) prevedere incentivi per il mantenimento delle colture in questione anche in riferimento alla loro rilevanza in termini naturalistici e di paesaggio, con adeguate iniziative normative a tutela della «bellezza» del patrimonio arboreo come caratteristica dei territori interessati;

g) adottare una specifica campagna di promozione dei prodotti agrumicoli italiani anche in relazione al consumo consapevole e alle qualità per la salute con il coinvolgimento delle scuole;

h) potenziare il “Programma Nazionale di Certificazione Volontaria” degli agrumi, con investimenti sulle strutture esistenti, al fine di renderle efficienti, prevedendo un piano di interventi nel quale i patogeni presenti, anche se non letali o tollerati, vengano gradualmente eliminati;

6) incrementare le risorse destinate alla ricerca pubblica per la realizzazione di programmi di innovazione varietale, con particolare riferimento al programma “Fast Track”, che prevede la collaborazione del Crea con le organizzazioni dei produttori agrumicoli;

7) adottare iniziative per rafforzare le misure di contrasto all'utilizzo della manodopera in nero per la raccolta degli agrumi;

8) avviare il tavolo partenariale per la definizione di un piano di filiera per il comparto, da inserire nel Piano nazionale agrumicolo nazionale, con lo scopo di imprimere un nuovo impulso al settore, anche attraverso la definizione di una specifica politica del credito in favore delle aziende del comparto agrumicolo e la promozione del confronto con le industrie di trasformazione, alimentare e non, con particolare riferimento alle imprese cosmetiche;

9) attuare le misure previste dall’articolo 9 del decreto-legge n. 27 del 2019, convertito dalla legge n. 44 del 2019, che prevede, nel limite complessivo di spesa di 5 milioni di euro, un contributo per la copertura dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per l’anno 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese entro la data del 31 dicembre 2018, nonché dall’articolo 11 del medesimo decreto-legge, che ha previsto lo stanziamento di 2 milioni di euro per la realizzazione di campagne promozionali e di comunicazione istituzionale da destinare al comparto agrumicolo assieme a quello ovicaprino e olivicolo;

10) adottare iniziative normative volte a favorire la conversione al metodo di produzione biologica, valutando la possibilità di semplificare e ridurre il periodo di conversione nel quale agli operatori del settore non è consentito vendere il prodotto come biologico, pur essendo gravati da tutti i vincoli e oneri della coltivazione biologica;

11) porre maggiore attenzione alle conseguenze delle polveri sulle coltivazioni ubicate in prossimità dei vulcani, specie dell'Etna, e a concordare in sede europea iniziative per ricomprendere il danno da contatto con le ceneri vulcaniche tra le avversità assicurabili ovvero tra le calamità che consentono l'accesso al Fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004;

12) ad avviare, secondo le modalità già sperimentate nel gennaio 2018, una campagna di ritiro e distribuzione nelle mense scolastiche o agli indigenti delle eccedenze di produzione e degli agrumi rimasti invenduti a causa delle avverse condizioni di mercato, promuovendo anche azioni coordinate con la grande distribuzione organizzata per superare la crisi del settore agrumicolo italiano.

Con questa risoluzione, il MoVimento 5 Stelle continua la sua battaglia per la tutela e la valorizzazione dell’agroalimentare italiano al fianco delle imprese.

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