* di Paolo Parentela e Bianca Laura Granato
Dispiace constatare che amici politici del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, ragionino con i soliti argomenti campanilistici, scambino i soldi pubblici per noccioline, attribuiscano al governo Conte scelte del passato e dimostrino di non conoscere i problemi della riorganizzazione dei servizi sanitari calabresi.
Rispondiamo con i fatti ai loro attacchi pretestuosi quanto insipidi verso il collega deputato Giuseppe d’Ippolito. Il commissario governativo Saverio Cotticelli non ha inteso condizionare o sponsorizzare il disegno di legge regionale sull’integrazione tra le due aziende di Catanzaro. Da uomo dello Stato, egli sta tenendosi lontano dalla dialettica politica che, come ha significato il nostro D’Ippolito, interessa i consiglieri regionali e i rappresentanti parlamentari di ogni colore. Il confronto sull’integrazione non può prescindere dall’ascolto della componente parlamentare, visto che la Calabria è in piano di rientro dal disavanzo sanitario. Oltretutto, noi abbiamo presentato una specifica proposta di legge sulle aziende del Servizio sanitario regionale, firmata da oltre 5mila calabresi, cui la vecchia politica nostrana deve spiegare perché non vuole esaminarla. È allora spiazzante la superficialità con cui si sono espressi i sodali politici di Abramo, che resta muto d’ufficio, imitando il governatore Mario Oliverio.
Abbiamo già detto che non ci piace l’integrazione che si sta portando avanti in tutta fretta. Pretendiamo un approfondimento sul quadro normativo, sull’assetto della nuova azienda e sui bilanci di Mater Domini e Pugliese-Ciaccio, che altrimenti dovrà subire le imposizioni di un sistema di potere trasversale, il quale ha sempre permesso al policlinico universitario di dettare la linea, come raccontano le conclusioni, del 2008, della commissione ministeriale Serra-Riccio e la triste fine della Fondazione Campanella.
Mater Domini continua a ricevere dalla Regione Calabria circa 10milioni all’anno oltre quanto consentito dalle norme. Ciò non è ammissibile e non si può più ignorare. Siamo abituati alle incredibili fantasie locali, come quella dell’inesistente tunnel della terapia intensiva per i pazienti cardiochirurgici catanzaresi. Un confronto serio sull’integrazione non è più rinviabile. In caso contrario, fatta cinobalanicamente la legge regionale, come conseguenza fisiologica verrà l’impugnativa del governo.
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