Nel brano memorabile “La Chiesa si rinnova”, Giorgio Gaber
ironizzava sulle posizioni “politiche” vaticane. Il “Signor G” “imputava” al
papa e ai cardinali un rinnovamento per «per la nuova società», «per salvar
l'umanità».
Pd, Forza Italia
e satelliti ne avranno sentito nostalgia. Dunque hanno avvertito l'esigenza, di
cui li ringraziamo, di farci respirare una boccata d'aria fresca, dato che la
Calabria ha bisogno di ossigeno, visti i tagli abusivi dei boschi silani (e non
solo). Così Renzi, Berlusconi e compari hanno presentato le loro liste 2.0.
Scorrendole, ce n'è per tutti i palati: incollati alle poltrone, noti
voltagabbana e personaggi con pesanti accuse dalla magistratura. Tra i malati
di potere cito, per esempio, Sonia Ferrari, l'eterno numero uno del
Parco nazionale della Sila, nota per aver chiuso gli occhi sulla vicenda
dell'innominabile Michele Laudati, dichiarato inabile al lavoro, (meno
che non per dirigere l'Ente) e celebrato post mortem. Denunciammo il caso insieme alla deputata Dalila Nesci, perfino scrivendo ai sindaci dei Comuni dello stesso Parco.
Nella medesima categoria c'è, come si definisce da solo in un
buffo video elettorale stile Zelig Circus, il «coerente» Luigi Incarnato, già assessore
regionale ai Lavori pubblici e ora commissario della Sorical,
il gestore, dipendente da quell'assessorato, del servizio idrico calabrese.
Sorical, e dunque Incarnato, ha negato
d'aver applicato tariffe illegittime ai Comuni calabresi, quasi come fa un
bambino beccato con le mani nel barattolo della Nutella. Ricordo che tali
tariffe hanno in ultimo comportato, per i cittadini, un esborso tanto maggiore
del dovuto, per un servizio che i tedeschi non ci invidierebbero nemmeno a
pagarli.
E, ancora, tra i bavosi del potere troviamo Enza Bruno
Bossio, la lady del fallimento del settore
telematico calabrese.
Tra i saltatori della quaglia annoveriamo Giacomo
Mancini e Nico D'Ascola, entrambi con il centrodestra e ora con il centrosinistra,
convertiti sulla via di Montecitorio.
Tra gli accusati dalla magistratura rammentiamo Ferdinando
Aiello, che è contemporaneamente un benedetto dalla politica, essendo
diventato dipendente del Consiglio regionale grazie al famoso “Concorsone”,
con cui i partiti si divisero 132 assunzioni politiche a tempo indeterminato.
Tra gli accusati dalla magistratura c'è pure Mimmo Tallini, rinviato a
giudizio nell'ambito delle inchieste “Catanzaropoli” e “Multopoli”. Tallini è
anche un trasformista. Da consigliere regionale dell'Udc fece sponda al
governo di centrosinistra guidato da Loiero, poi si convertì al verbo (e
allo stile) del Pdl. Poi ci sono gli immigrati politici, per esempio Maria
Elena Boschi, che tutti ricordano per la storia di Banca Etruria. Ci
sono anche gli emigrati politici in cerca di seggi fuori regione. Penso
a Pinuccio Galati e a Marco Minniti, della serie “Onda Calabra”.
E infine ci sono quelli che provano a ricostruirsi una verginità politica, come
il vicepresidente della giunta regionale Antonio Viscomi, dentro
l'esecutivo Oliverio «ma anche fuori», presente alle giunte decisive e, guarda
caso, assente a quelle imbarazzanti dal maggio 2017. Non dimentichiamo che il
Pd ha tagliato fuori Angela Marcianò e, soprattutto, giovani militanti
appassionati.
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