Il Sud brucia. Fiamme che hanno provocato anche due vittime: due agricoltori in Calabria. Il Parco nazionale del Vesuvio sta bruciando da giorni insieme a tanti altri parchi nazionali come il Pollino la Sila e l'Aspromonte. Migliaia di ettari sono andati in fumo insieme ad un patrimonio inestimabile come la biodiversità, piante - anche secolari - e animali sono stati bruciati vivi e, pare, cosparsi di benzina e usati come diffusori di fuoco. Parallelamente sono scoppiati incendi, tutti di probabile origine dolosa, a Napoli e provincia e nel casertano. In Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Sardegna e Lazio si registrano centinaia di incendi ormai. Centinaia di persone, tra cui turisti, sono stati evacuati. E c’è un dramma nel dramma: una volta bruciato, il territorio è ancora più fragile. Senza gli alberi, le loro radici, il sottobosco, il terreno è nudo. Quando arriverà la stagione delle piogge, il rischio di dissesto idrogeologico sarà molto elevato. Dalla metà di giugno al 12 luglio, secondo Legambiente, sono andati in fumo 26000 ettari di boschi, la stessa superficie che è bruciata in tutto il 2016. Di questi, 5000 ettari sono bruciati solo in Sicilia. Dall'inizio dell'anno, inoltre, si è stabilito un altro record: la flotta dello Stato è intervenuta 769 volte, il picco massimo degli ultimi 10 anni. Le criticità principali sono tante:
1) mancanza di personale e di mezzi adeguati, soprattutto aerei, per fare fronte all’emergenza, in particolare quando le fiamme sono così alte che l’intervento a terra non è più sufficiente e serve un intervento dal cielo (come nel caso del Vesuvio);
2) questo disastro è dovuto in particolare alla distruzione - qualcuno lo chiama “riassorbimento” - del Corpo Forestale dello Stato voluto dal ministro Madia nella Riforma del 2015 di Renzi. Il Corpo Forestale è stato smembrato e accorpato a Vigili del Fuoco e Carabinieri. Abbiamo denunciato e contrastato questa decisione scellerata in ogni modo possibile e con un centinaio di atti parlamentari, ma oggi la situazione è sotto gli occhi di tutti. La Legge Madia del 2015 ha imposto lo smantellamento del Corpo Forestale per un risparmio di 100 milioni di Euro in 3 anni, risparmio che peraltro non sarà nemmeno effettivo, perché solo la spesa per il passaggio e l’accorpamento si mangerà quei 100 milioni. Senza contare che il passaggio di uomini e mezzi non è ancora stato attuato. Il risultato? I vigili del fuoco non possono garantire copertura nei boschi e parchi nazionali. Solo 360 unità su 7000 dell’ex corpo forestale, quasi tutti in età pensionabile, sono state spostate sul comparto dei Vigili del fuoco. Di 32 elicotteri degli ex forestali, 16 sono stati assegnati ai Vigili del Fuoco e 16 ai Carabinieri, ma questi sono esonerati dal servizio antincendio. Tutti gli elicotteri passati ai CC sono diventati NON impiegabili per lo spegnimento, tra questi 12 elicotteri Breda Nardi NH500, fondamentali per lo spegnimento in aree impervie. Dei sedici restanti e che si potrebbero quindi utilizzare, nei giorni scorsi solo quattro erano in volo. Gli altri quattordici sono a terra per vari motivi, tra cui manutenzione e problemi legati a mancate certificazioni tecniche.
3) sempre a causa del disastro della legge Madia, non è sparita solo la Forestale, ma anche la funzione del Dos, il Direttore operativo dello spegnimento, che aveva il compito di coordinare le operazioni anti-incendio: i 360 forestali passati ai vigili del fuoco non possono più svolgere funzioni e attività per questioni burocratiche!
4) dopo lo smembramento del Corpo Forestale dello Stato non sono stati emanati i decreti attuativi indispensabili e questo ha creato caos nel caos. Oggi, sul territorio, non si sa chi deve fare cosa. I Comuni, secondo la legge sull’antincendio boschivo, dovrebbero gestire un catasto delle aree percorse dal fuoco, che è la condizione essenziale per applicare la legge stessa, che impedisce per dieci anni di costruire sulle aree bruciate. La legge c’è, ma i Comuni devono censire le aree bruciate, altrimenti il divieto viene aggirato;
5) proprio le Regioni più devastate dalle fiamme – Campania, Calabria e Sicilia – non hanno approntato i piani antincendio entro i tempi previsti. Sicilia e Calabria si sono svegliate a giugno, la Campania guidata da De Luca non ha nemmeno approvato ancora il piano Anti Incendi Boschivi, né ha stipulato una Convenzione con i Vigili del Fuoco.
Di fronte a questo dramma, che si ripete ogni anno e che quindi era ed è ampiamente prevedibile, il Movimento 5 Stelle chiede:
che sia decretato immediatamente lo Stato di emergenza;
che l’Europa intervenga, fornendoci i mezzi adeguati, in particolare i Canadair. Per ora, ha risposto all’appello la Francia, che ha inviato due Canadair e un mezzo di ricognizione;
che venga istituita una vera e propria Polizia Nazionale Ambientale di tipo civile. Questa proposta servirebbe anche a semplificare la burocrazia tra ministeri in quanto la polizia ambientale sarebbe sotto il potere del ministero degli interni (non più ministero della difesa) che già coordina i vigili del fuoco;
che venga applicata pienamente la legge sugli incendi boschivi! Ad esempio bisogna istituire immediatamente il catasto con le aree percorse da fuoco, in modo che non siano più edificabile e interessanti per eventuali interessi criminali e poi chiediamo che siano sanzionati penalmente i Comuni che non istituiscono subito questo catasto, come proposto nella nostra proposta di legge.
Le regioni in base alla legge dovrebbero dotarsi di un piano anti incendi e aggiornarlo annualmente in cui si prevedono i seguenti obiettivi:
a) le cause determinanti ed i fattori predisponenti l’incendio;
b) le aree percorse dal fuoco nell’anno precedente, rappresentate con apposita cartografia;
c) le aree a rischio di incendio boschivo rappresentate con apposita cartografia tematica aggiornata, con l’indicazione delle tipologie di vegetazione prevalenti;
d) i periodi a rischio di incendio boschivo, con l’indicazione dei dati anemologici e dell’esposizione ai venti;
e) gli indici di pericolosità fissati su base quantitativa e sinottica;
f) le azioni determinanti anche solo potenzialmente l’innesco di incendio nelle aree e nei periodi a rischio di incendio boschivo di cui alle lettere c) e d);
g) gli interventi per la previsione e la prevenzione degli incendi boschivi anche attraverso sistemi di monitoraggio satellitare;
h) la consistenza e la localizzazione dei mezzi, degli strumenti e delle risorse umane nonché le procedure per la lotta attiva contro gli incendi boschivi;
i) la consistenza e la localizzazione delle vie di accesso e dei tracciati spartifuoco nonché di adeguate fonti di approvvigionamento idrico;
l) le operazioni silvicolturali di pulizia e manutenzione del bosco, con facoltà di previsione di interventi sostitutivi del proprietario inadempiente in particolare nelle aree a più elevato rischio;
m) le esigenze formative e la relativa programmazione;
n) le attività informative;
o) la previsione economico-finanziaria delle attività previste nel piano stesso.
I comuni invece, oltre ad adottare con un'ordinanza un piano per la prevenzione incendi, dovrebbero eseguire quanto prevede la legge quadro nazionale: "I comuni provvedono a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente. L’elenco dei predetti soprassuoli deve essere esposto per trenta giorni all’albo pretorio comunale, per eventuali osservazioni. Decorso tale termine, i comuni valutano le osservazioni presentate ed approvano, entro i successivi sessanta giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni..."
E per quanto riguarda i piromani? Beh, chiamiamo le cose con il loro nome. Sono terroristi! E quindi le pene per legge vanno aumentate di molto. Io non credo che la terminologia "piromane" si possa ancora usare oggi. Io non credo che i responsabili di questi incendi siano persone affette da piromania. Qui non si tratta di una malattia ma probabilmente di un organizzazione criminale radicata in modo capillare sul territorio che vuole e pretende la gestione padronale dello stesso e dei loro loschi affari. Ma per esserne certi, a provare tutto ciò dovrà essere la magistratura. Nel frattempo oltre alla cementificazione selvaggia, all'inquinamento dei suoli, al dissesto idrogeologico, ai terremoti, alla siccità e ai cambiamenti climatici in atto ci mancava anche l'annosa emergenza incendi che continua a dilagare e a crescere ogni anno, a mettere in dito nella piaga alla "sicurezza" del nostro territorio e della nostra biodiversità. Praticamente l'essenziale per la nostra sopravvivenza. Ma per questo governo, è sempre tutto apposto!
Il Movimento 5 Stelle, una volta al governo del Paese, elaborerà un decreto-legge per affrontare la drammatica piaga degli incendi, che distruggono ogni anno ettari di territorio e causano danni economici, ambientali e sanitari all’intera collettività. Il provvedimento si baserà sulle seguenti azioni ed interventi:
1. Introduzione di sanzioni per le amministrazioni comunali inadempienti rispetto all’obbligo dell’aggiornamento annuale del catasto dei terreni percorsi da incendi previsto dalla legge n. 353 del 2000, in materia di incendi boschivi, poiché, in assenza del catasto aggiornato, nei comuni inadempienti (la stragrande maggioranza) sono di fatto inapplicabili i vincoli sul cambio di destinazione d’uso stabiliti dalla norma. In tal senso il Movimento 5 Stelle ha presentato la proposta di legge n. 1564 a prima firma on. Patrizia Terzoni.
2. Dichiarazione dello «stato di emergenza» a livello nazionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni, per tutti i territori colpiti dagli incendi la cui gravità è determinata da parametri quali l’estensione, la prossimità ad aree protette e abitazioni civili e la presenza di sostanze tossiche.
3. Inasprimento delle pene per i responsabili degli incendi determinati dall’azione dell’uomo, con l’aumento delle pene nel caso in cui dall’incendio derivi un danno grave, esteso o persistente ovvero se derivi pericolo per l’incolumità pubblica o danno alle aree protette.
4. Potenziamento delle risorse del CCTA, Comando Carabinieri Tutela Ambientale, anche attraverso ottimizzazione del coordinamento degli interventi e utilizzo di adeguate tecnologie (ad es. i droni), al fine di individuare eventuali responsabilità umane, con particolare riferimento alle zone nelle quali gli incendi hanno causato la diffusione di sostanze tossiche e nocive, determinando un vero e proprio disastro ambientale.
5. Incremento della flotta aerea antincendi, provvedendo all’immediato acquisto di nuove unità, nonché all’avvio di un monitoraggio costante dell’efficienza dei singoli mezzi, per evitare che in caso di emergenza ve ne siano di inutilizzati.
6. Riapertura dei termini della mobilità previsti dal d.lgs. n. 177 del 2016 per consentire il transito al Corpo dei Vigili del fuoco del personale dell’ex Corpo Forestale dello Stato assorbito in altre amministrazioni.
7. Estensione ai terreni agricoli del vincolo di destinazione previsto dalla legge n. 343 del 2000 ed aumento del periodo di durata del suddetto vincolo, attualmente previsto solo per i terreni boschivi e di pascolo.
8. Previsione dell’immediato ripristino delle colture o della vegetazione distrutta dagli incendi, attraverso l’avvio di procedure pubbliche per l’affidamento delle attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale a tal fine necessari.
9. Monitoraggio costante dell’azione delle regioni e verifica dei piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi e, in caso di inadempienza, ricorso immediato ai poteri sostitutivi e contestuale blocco dei trasferimenti statali, non solo quelli destinati alla lotta antincendio, ma anche eventuali ulteriori risorse.
10. Avvio di una campagna di informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul fenomeno degli incendi boschivi e dei roghi tossici dei rifiuti e dei conseguenti danni ambientali e sanitari, eventualmente anche utilizzando a tal fine il servizio pubblico radiotelevisivo.
11. Presentazione contestuale di un disegno di legge d’iniziativa governativa per la creazione di una vera e propria direzione ambientale nell’ambito delle forze di pubblica sicurezza, così come previsto dal disegno di legge n. 1514, recante “Sistema Nazionale di controllo ambientale”, presentato al Senato dalla sen. Paola Nugnes.
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