Ecco il mio intervento in aula:
La mancanza di una seria ed organica programmazione del sistema depurativo regionale, fa si che in Calabria tutto sia gestito sempre in forma ”straordinaria”, nel frattempo si continuano a pagare multe salate per la violazione delle Direttive UE, ad attentare alla salute dei Calabresi, devastare ambiente e territorio, ed a compromettere il turismo.
Abbiamo delle spiagge meravigliose calpestate dall'incapacità politica che dopo ultimi gli ultimi 30 anni continua a portare inquinamento diffuso lungo le nostre coste scatenando nei cittadini rabbia,frustrazione, tensioni sociali, ripercussioni economiche in ogni stagione balneare, e la situazione peggiora anno dopo anno. Sarebbero 53 i depuratori sequestrati e 322 gli illeciti accertati tra il 2015 e il 2016.
Grave è soprattutto la presenza, diffusa lungo la costa, di scarichi a cielo aperto o mediante condotte, spesso non segnalate o addirittura volutamente occultate.
A San nicola arcella, ad esempio, è stato riscontrato uno sversamento dei liquami fognari che partendo da un villaggio turistico, sono arrivati a ridosso di una delle più belle spiagge che quest’anno è entrata nelle 13 spiagge più belle d’Italia.
A San nicola arcella, ad esempio, è stato riscontrato uno sversamento dei liquami fognari che partendo da un villaggio turistico, sono arrivati a ridosso di una delle più belle spiagge che quest’anno è entrata nelle 13 spiagge più belle d’Italia.
Altrettanto grave è anche la scarsa attività di controlli sulle condotte abusive e sugli stessi depuratori. I controlli preposti sono passati dal 35,67 per cento al 26,64 per cento.
Quasi nulla sappiamo della fine che fanno i fanghi di depurazione e nella totale assenza di sorveglianza agli impianti, accade che una piccola pioggia può causare sversamenti di liquami in mare oppure succede che un furto di cavi elettrici, come accaduto a Catanzaro, può bloccare un intero depuratore con ripercussioni sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.
Quasi nulla sappiamo della fine che fanno i fanghi di depurazione e nella totale assenza di sorveglianza agli impianti, accade che una piccola pioggia può causare sversamenti di liquami in mare oppure succede che un furto di cavi elettrici, come accaduto a Catanzaro, può bloccare un intero depuratore con ripercussioni sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.
In Calabria, sottosegretario, abbiamo interi quartieri non collegate alle fogne!
Di chi sono le responsabilità?? sicuramente di una gestione commissariale che dal 1998 al 2008 ha avuto solo esiti fallimentari come evidenziato nella relazione finale dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) in merito alla gestione dei finanziamenti ricevuti dall'Ufficio del commissario delegato nell'ambito del Por Calabria 2000-2006, del 2010: sottosegretario mi riferisco alle gravi irregolarità amministrative, all'assoluta mancanza di controlli, agli appalti in deroga alle leggi violando le prescrizioni sul cofinanziamento dei programmi comunitari, all'assenza di collaudi, alla mancanza di relazioni sulla conclusione o sullo stato dei lavori, alle varianti e aumenti di spesa non giustificati.
Con l’articolo 22 del decreto 113/2016, in particolare con il comma 8, avete messo con notevole ritardo una pezza nel buco creato da voi stessi nel 2014. Buco che ha solamente portato a grossi rallentamenti di lavori importantissimi per tutte le regioni del Mezzogiorno ed in particolare per la Calabria. Avete creato il solito sistema del cane che si morde la coda in tutti questi anni con conseguenti rimbalzi di responsabilità tra comuni e regione.
Il DL-113 all’articolo 22 prevede infatti lo spostamento dei fondi dai bilanci regionali alle contabilità speciali dei “COMMISSARI STRAORDINARI”, ma, forse per un errore, forse anche per un atto di furbizia, tale termine viene posto al singolare “Commissario Straordinario” in un contesto di commi che si occupano di discariche e che, quindi, potrebbe facilmente essere interpretato come rivolto esclusivamente al “Commissario Straordinario per le discariche abusive”. Ogni dubbio interpretativo andrebbe eliminato, al fine di destinare la totalità dei fondi già stanziati esclusivamente per affrontare i problemi per i quali questi fondi sono stati, a suo tempo, predisposti, ossia ad interventi urgenti nel settore della depurazione.
Per questo abbiamo proposto un ordine del giorno che impegna il Governo a procedere ad una ricognizione delle risorse previste ed effettivamente assegnate dalla citata delibera Cipe 60/2012 ai commissari straordinari di cui all’art.7, co. 7 del decreto legge 133/2014 per gli interventi necessari all’adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione oggetto di procedura di infrazione o di provvedimento di condanna della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Ordine del Giorno che è stato accolto dal Governo.
In questo quadro di “ordinaria disorganizzazione” del sistema depurativo regionale, quindi se ne ricava che tra i primi interventi da fare in Calabria, ci sarebbe quello di:
1) garantire un attento monitoraggio di ogni singolo impianto di depurazione e del loro corretto funzionamento anche attraverso delle webcam e tecnologia sensoristica intelligente, capace di monitorare istantaneamente la qualità delle acque e di allertare le autorità competenti;
2) avviare un censimento in ogni comune di tutta la rete fognaria e una mappatura subacquea completa che permetta di individuare la presenza di condotte non segnalate o volutamente occultate;
3) predisporre un piano speciale di interventi di adeguamento dell'intero sistema depurativo calabrese (affidamenti trasparenti), che tenga conto in primis delle priorità derivanti dalle procedure d'infrazione in corso e da eventuali”emergenze depurative”; garantendo l'assoluta trasparenza anche nell'utilizzazione dei fondi indiretti (Asse 6 del POR Calabria 2014/2020).
4) consentire ai comuni interessati, in via del tutto eccezionale, a fronte della situazione emergenziale in termini di tutela della salute, l'allentamento dei vincoli del patto di stabilità al solo fine di attuare il programma di efficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione nei comuni costieri della regione Calabria, onde evitare che la carenza di risorse impegnabili comprometta l'efficacia dell'azione intrapresa;
5) creare un sistema di coordinamento strutturato che sia fuori dalla logica del commissariamento con un mandato chiaro e limitato nel tempo che porti quanto prima ad attivare una gestione ordinaria delle risorse idriche con una gestione pubblica e partecipata (Comuni coordinati dal Ministero) delle piattaforme depurative (compreso lo smaltimento dei fanghi, la manutenzione ordinaria e straordinaria etc.) secondo criteri di efficacia ed efficienza ponendo fine all'emergenza depurativa dovuta ad impianti inadeguati, sottoutilizzati ed alla cattiva gestione degli stessi.
Bisogna colmare il deficit infrastrutturale del sistema depurativo calabrese e conseguire, oltre alla conformità normativa, un alto livello di protezione dell'ambiente e della salute umana, dando particolare attenzione alle criticità impattanti direttamente sulle acque di balneazione, anche al fine di tutelare la promozione turistica della Regione. Il mare è una risorsa da tutelare ad ogni costo!
QUI il testo dell'interrogazione parlamentare presentata in data 29/07/2015.
Qui la risposta del Governo:
SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, innanzitutto è necessario specificare, premettere che la depurazione si inserisce nel processo verticale del servizio idrico integrato, composto da acquedotto, fognatura e depurazione. La corretta gestione di tale servizio, secondo le norme vigenti, prevede una struttura decisionale locale che fa capo agli enti di governo d'ambito, a cui spetta, in sede di predisposizione o aggiornamento del piano d'ambito, la scelta del modello organizzativo del servizio, la ricognizione delle infrastrutture, la pianificazione degli interventi necessari a fornire un servizio di qualità, la redazione del piano economico e finanziario della gestione e l'affidamento del servizio ad un unico gestore, oltre che il controllo e la vigilanza sulla gestione.
La regione Calabria è tra le regioni che ad oggi non hanno ancora provveduto a dare piena attuazione del servizio idrico integrato. Tale mancata attuazione comporta l'esistenza di criticità organizzative e gestionali infrastrutturali, con grave pregiudizio al territorio di riferimento ed ai cittadini calabresi. Particolarmente grave appare la situazione in 13 dei 141 agglomerati interessati da un contenzioso comunitario, per la mancata conformità dei sistemi fognari e depurativi ai requisiti fissati dalla direttiva n. 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane. Al momento, la regione è sottoposta a monitoraggio continuo da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico, in quanto diffidata con DPCM del 14 maggio 2015 poiché alla data del 31 dicembre 2014 non aveva ancora provveduto ad individuare l'ente di governo d'ambito. In questo senso la regione sta provvedendo a dare attuazione agli obblighi di cui alla suddetta diffida: in particolare, con la delibera del 12 giugno 2015 ha identificato l'Autorità idrica della Calabria (AIC), e contestualmente proposto al consiglio regionale il disegno di legge regionale recante «Istituzione dell'ente di governo d'ambito per il servizio idrico integrato – Autorità idrica della Calabria»; con delibera del 27 luglio 2015 ha disciplinato il funzionamento dell'ente d'ambito, e con decreto dirigenziale del 14 ottobre 2015 sono state avviate le azioni propedeutiche all'affidamento del servizio idrico integrato. Peraltro, per accelerare gli interventi di attuazione degli agglomerati ai requisiti stabiliti dalla direttiva acque reflue urbane, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha adottato una serie di iniziative di carattere sia economico che legislativo, tra le quali occorre ricordare: la delibera CIPE n. 60 del 30 aprile 2012, con la quale sono stati assegnati oltre 1 miliardo 643 milioni di euro per finanziare 183 interventi nel settore idrico, e volti a risolvere le situazioni di maggiore criticità nel Sud del Paese.
In particolare, alla Calabria sono stati assegnati circa 160 milioni di euro per 16 interventi finalizzati a risolvere le criticità in 15 agglomerati, 13 dei quali interessati dalla citata procedura di infrazione, e nei comuni della fascia costiera vibonese. Sulla base di quanto recentemente comunicato dalla regione Calabria, i 13 agglomerati oggetto della procedura di infrazione dovrebbero raggiungere la conformità ai requisiti della direttiva n. 91/271/CE entro il 2018-2019.
È opportuno inoltre evidenziare che al fine di accelerare la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collegamento, fognatura e depurazione, in ordine appunto all'applicazione della citata direttiva, la Presidenza del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha attivato per la regione Calabria la procedura di commissariamento relativamente a 5 interventi a servizio di 11 agglomerati, per un importo pari a 27,3 milioni di euro.
Infine, con riferimento alle aree di balneazione citate dagli onorevoli interroganti, ferma restando la preminente competenza del Ministero della salute, si segnala che a partire dalla stagione balneare 2010 il monitoraggio della qualità delle acque di balneazione viene effettuata dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale, le ARPA, unici enti abilitati ad eseguire il controllo sulle acque di balneazione secondo quanto dettato dalla direttiva n. 7 del 2006. In tale contesto, il campionamento effettuato da ARPA Calabria rimane l'unico campionamento ufficiale di riferimento; viceversa, i dati pubblicati da Goletta Verde fanno riferimento a campionamenti effettuati da Goletta Verde in punti localizzati al di fuori dei tratti determinati dalle regioni come acque di balneazione, anche questi ben identificati tramite coordinate.
Da ultimo, si ricorda che nell'articolo 1, comma 707, della legge di stabilità 2016 viene stabilito che a decorrere dall'anno 2016 cessano di avere applicazione le disposizioni concernenti la disciplina del patto di stabilità degli enti locali; viene però imposto agli enti il pareggio di bilancio nel solo saldo finale di competenza: pertanto dal 2016 gli enti locali devono conseguire un saldo non negativo in termini di competenza tra le entrate finali e le spese finali. Sulla base delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a conoscenza delle criticità segnalate, monitora costantemente con la massima attenzione la situazione, ed è impegnato ad intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle problematiche, e a sollecitare le regioni per far sì che le stesse pongano in essere tutto quanto necessario per il superamento delle criticità ed il raggiungimento del pieno rispetto della normativa comunitaria e nazionale vigente.
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