Per la ricorrenza della
Giornata mondiale dell’acqua, poche e inadeguate le iniziative nel
lametino e nella regione. Nei territori con le maggiori
disponibilità di risorse idriche, bagnati da 716 Km di costa, più
esposti agli effetti del cambiamento climatico in atto e con il più
diffuso e grave degrado idrogeologico del Bel Paese.
A differenza delle altre
realtà del BelPaese, anche nel 2016, si è persa l’occasione di
accendere i riflettori sul proprio oro blu: per informare e educare i
cittadini ad essere soggetti attivi nel processo di gestione delle
risorse idriche e di tutela dell'ambiente; e per assicurare il
riconoscimento generale dell'acqua come elemento prezioso e vitale da
rispettare attraverso un uso sostenibile; per promuovere la
conoscenza dell'acqua come fattore essenziale per l'agricoltura e per
una sana alimentazione.
La grande disponibilità e
abbondanza d’acqua ha sempre condizionato, nel bene e nel male, la
vita e le condizioni socio-economiche delle popolazioni che da
millenni abitano gli stessi territori. Documentata da trenta mila
sorgenti censite più volte nella regione. In particolare 4.598
sorgenti con portate superiore a 1 litro al secondo, 14.744 con
portata superiore a 60 litri al minuto, e una disponibilità
complessiva di 43.243 litri al secondo (un miliardo e trecento
milioni di metri cubi). A queste sono da aggiungere altre 10.442
sorgenti con portata inferiore a 6 litri al minuto.
Sulla rilevanza del
prezioso patrimonio disponibile è inoltre da considerare che tra le
sorgenti con portata superiore ad un litro al secondo, ben 211 sono
caratterizzate da acque calde e 5 termali con temperatura superiore a
30° C.
Per
farsi l’idea delle rilevanti potenzialità derivanti dalla
distribuzione, quantità e qualità di oro blu disponibile nel
territorio regionale, è da considerare che il
volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile è di 421.992
milioni di metri cubi.
In
base ai dati più aggiornati forniti dalla struttura “ItaliaSicura”
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la quantità d’acqua
prelevata da sorgenti è di 194.311 milioni di metri cubi mentre la
quantità prelevata da pozzo è di 170.930 milioni di m3. Il prelievo
dai corsi d’acqua superficiali è di 46.723 milioni di metri cubi e
quello dai laghi e bacini artificiali è di 10.027 milioni di metri
cubi.
Non
tutta l’acqua prelevata viene immessa ed erogata. Infatti cento
milioni di metri cubi dell’acqua prelevata mancano al volume
dell’acqua immessa nelle reti che è pari a 327.622 milioni di
metri cubi.
E,
considerata la perdita delle reti pari al 35,4%, si arriva ad una
quantità di acqua
erogata di 211.612 milioni di m3.
In
pratica, la
quantità d’acqua erogata risulta la metà di quella prelevata
nella regione.
La Calabria
con la più ampia disponibilità delle migliori acque potabili
d’Europa, paradossalmente, con il 49,4% della popolazione, è la
seconda regione d’Italia, dopo la Sardegna, a non aver
fiducia a bere acqua di rubinetto erogata.
In pratica, secondo i dati del 2015 resi noti
dall’ISTAT per la ricorrenza della giornata mondiale dell’acqua,
la metà della popolazione calabrese non si fida della qualità
dell’acqua erogata nelle abitazioni. E il
37,7 % dei cittadini ritiene irregolare l’erogazione dell’acqua
nelle abitazioni.
Emblematica
la realtà del territorio
di Lamezia Terme
dove, nell’ambito dei 162 chilometri quadrati del territorio
comunale, sono state censite ben104
sorgenti con
portata maggiore a sei litri al minuto.
Tra
le 36 sorgenti censite, nell’ex comune di Nicastro nei primi
decenni nel secolo scorso, ci sono alcune con portate di centinaia di
litri al secondo. In particolare, 4
sorgenti
denominate Candiano, Sabuco, Cappellano e Risi, che complessivamente
risultano in
grado di fornire circa 20 miliardi di litri d’acqua all’anno.
Ci
si rende conto della rilevanza di questo dato se si considera che la
quantità d’acqua
complessivamente immessa nelle reti del comune di Lamezia Terme è di
6 miliardi e 631 milioni di litri.
In
realtà non tutta l’acqua immessa viene erogata perché a Lamezia
Terme il 23,7 %
viene dato per disperso.
Così,
mezzo miliardo di litri dell’acqua immessa nella rete viene a
mancare. E il
quantitativo complessivamente erogato è pari a 5.061 miliardi di
litri.
In
pratica la
quantità d’acqua erogata a Lamezia Terme è un quarto, il 25%,
della quantità fornita da quattro sorgenti presenti nei propri
confini comunali.
Ma
c’è di più: per
ogni cittadino residente nel comune più ricco d’acqua d’Italia,
la quantità d’acqua erogata è complessivamente di 197 litri al
giorno. Cento
litri in meno della quantità media erogata ai cittadini calabresi
che è di 296 litri al giorno.
Purtroppo, negli stessi
territori ricchissimi d’acqua di ottima qualità, le norme
nazionali e le direttive europee “in materia di valorizzazione e
razionale utilizzazione delle risorse idriche e di tutela delle acque
dall'inquinamento” restano ampiamente non applicate.
E così, invece di
ricchezza e benessere, la grande disponibilità d’acqua, provoca
dissesti e frane sui rilievi collinari e alluvioni in pianura..
Rischi e dissesti che, in
molti centri abitati collinari e montani, sono incrementati
dall’azione lubrificante nel sottosuolo della troppa acqua persa
dalle reti idriche fatiscenti. Perdite delle reti idriche di
adduzione e, soprattutto, distribuzione che, com’è noto, nella
regione sono molto elevate.
Oltre a limitare lo
sviluppo ed a creare disagi nelle popolazioni, la mancata raccolta ed
utilizzazione delle acque delle sorgenti collinari e montane ha
favorito e favorisce i ben noti processi di degrado e dissesto
idrogeologico delle valli e litorali calabresi. Nelle zone di pianura
costiera l’irrazionale emungimento operato attraverso migliaia di
trivellazioni, non compatibile con i tempi di ricarica, sta riducendo
le falde idriche con conseguente ed irreversibile avanzamento delle
acque salmastre. E il costipamento delle rocce serbatoio, con il ben
noto abbassamento del suolo al quale sono connessi i fenomeni di
deperimento della copertura vegetale e l’arretramento dei litorali
con l’invasione del mare.
Un aggravamento dei I
processi di degrado e depauperamento della risorsa acqua sono
delineati nei vari scenari del cambiamento climatico in atto. Nel Sud
del BelPaese si prevede una riduzione delle precipitazioni del 10% in
inverno e del 3°% in estate. Il deficit idrico stimato, per fine
secolo, è dell’ordine di centinaia di milioni di metri cubi per le
falde idriche di alcune regioni. E con effetti rilevanti anche
sull’agricoltura.
In particolare, in
Calabria si è rilevato l’aumento sia di periodi di siccità
idrologica sia di precipitazioni brevi e intense e, quindi, una
maggiore frequenza di alluvioni e piene straordinarie.
Da ciò la necessità di
adottare misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e
di realizzare una politica di governo del territorio finalizzata alla
tutela e valorizzazione dell’ambiente e delle sue risorse naturali.
E, in particolare dell’acqua che, grazie
alla specificità degli assetti geostrutturali ed idro-geomorfologici
del territorio, oltre ad essere abbondante, è d’ottima qualità e
tra le migliori d’Italia e d’Europa
Per le caratteristiche
geolitologiche delle rocce serbatoio e per la composizione dell’aria
attraversata dalla pioggia prima d’infiltrarsi nel sottosuolo,
l’acqua delle sorgenti calabresi presenta composizione chimica,
biologica e temperatura ottimali dal punto di vista della potabilità.
Grazie ai preziosi
accumuli di minerali presenti nelle antichissime rocce costituite
prevalentemente da Graniti, Scisti, Gneiss che non si trovano in
nessuna regione della catena appenninica la mineralizzazione delle
acque calabresi, è particolarissima. La diffusione di queste rocce,
i processi geodinamici e la piovosità molto elevata (la Calabria è
una delle regioni più piovose d’Italia) rendono il territorio
calabrese ricco di suoli fertilissimi e di numerose sorgenti e falde
d’acqua potabile ed anche termale di rilevante importanza.
Va anche considerato che
la pioggia che alimenta le falde contiene una gran varietà di
sostanze come: ioni e composti azotati derivanti, ad esempio da
polveri portati dal vento, spray marini, gas e sublimazioni di solidi
della crosta terrestre ed emesse da attività vulcaniche, prodotti
metabolici immessi nell’atmosfera da organismi viventi, ecc.
Oltre che dalla qualità
dell’aria, l’identità chimico-fisica delle acque sotterranee
dipende dalla composizione della roccia serbatoio e da altri fattori
quali la permanenza nel sottosuolo, l’interazione fra acqua e
roccia e l’eventuale mescolamento fra acque con diverse
caratteristiche.
In base alla quantità di
sali minerali contenuta ed alla legislazione vigente le acque sono
classificate in minimamente mineralizzate, oligominerali, minerali e
ricche di sali minerali. E, secondo il tipo di sostanza prevalente
sono dette solfate, fluorate, calciche, bicarbonatiche, magnesiache,
ecc.
Evidentemente gli effetti
sulle persone possono variare moltissimo secondo le particolari
condizioni fisiologiche di ogni individuo: il fluoro, ad esempio,
utile per combattere la carie e l’osteoporosi se in eccesso può
provocare intossicazioni, anche il sodio che è fondamentale nel
biochimismo generale se presente in quantità elevate determina
ritenzione idrica con conseguenze sull’apparato circolatorio.
I diversi effetti prodotti
dalle acque calabresi sui viventi sono noti e descritti fin dai tempi
più remoti. In proposito è significativo quanto descritto da Gaio
Plinio Secondo nella Storia Naturale. Riferendosi alla diversa
proprietà delle acque di due corsi d’acqua della Piana di Sibari
ed in modo suggestivo, Plinio riferisce che:“A Turii, secondo
Teofrasto, il Crati conferisce biancore a buoi e pecore, il Sibari
color nero; perfino le persone risentono di tale differenza di
effetti: quelli che bevono dal Sibari, infatti, sono più scuri, più
duri e di capelli ricci, quelli che bevono dal Crati chiari di
carnagione, più molli e con la chioma lunga”.
Pertanto, sono
necessari e urgenti strumenti normativi, attuativi e di
programmazione indicati sia nella Direttiva 2000/60 dell’Unione
europea, sia negli Obiettivi della
Strategia Nazionale per la Biodiversità per le aree “Acque
interne” e “Ambiente marino e nelle
azioni della Strategia Nazionale di
Adattamento ai Cambiamenti Climatici del Ministero dell’Ambiente.
Strumenti, mirati a
proteggere la risorsa acqua, a promuovere un suo utilizzo sostenibile
in tutti i settori, e allo stesso tempo a garantire la sua
conservazione per le generazioni future.
Geologo
Mario Pileggi del Consiglio nazionale “Amici della Terra”
Indicazioni
della Strategia Nazionale sulla Biodiversità per la tutela degli
ecosistemi acquatici -
Obiettivi
specifici della Strategia Nazionale per la Biodiversità per le aree
“Acque interne” e “Ambiente marino
sono:
-
Proteggere e preservare gli ecosistemi delle acque interne a scala di
bacino idrografico, contrastandone il degrado e la perdita di
biodiversità e, laddove possibile, promuoverne il ripristino, per
garantirne vitalità e funzionalità e la produzione dei servizi
ecosistemici che da essi derivano, principalmente per l’alimentazione
e il rifornimento idrico ma anche per la loro capacità di
mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici
-
Garantire l’integrazione delle esigenze di conservazione della
biodiversità degli ecosistemi delle acque interne e dei relativi
servizi ecosistemici nelle politiche economiche e di settore,
rafforzando la comprensione dei benefici derivanti e dei costi della
loro perdita
-
Garantire l’uso sostenibile dei sistemi idrici (acqua, sedimenti,
biota), attraverso una pianificazione integrata che preveda
l’armonizzazione degli usi concorrenti, associati alle numerose
attività antropiche legate alle acque interne
-
Migliorare la conoscenza dello stato complessivo dei sistemi
acquatici, per comprendere gli effetti degli impatti derivanti dalle
attività umane e dai cambiamenti climatici sui sistemi fisici e sui
processi biologici ad essi associati Contenere la pressione antropica
sulle acque interne esercitata dalla domanda turistica anche
attraverso la diversificazione della stagionalità e delle modalità
di fruizione
-
proteggere e preservare l’ambiente marino-costiero, contrastandone
il degrado e la perdita di biodiversità e, laddove possibile,
mantenere e/o ripristinare le condizioni ottimali degli ecosistemi
marini, al fine di garantire alti livelli di vitalità e funzionalità
del mare e la produzione dei servizi ecosistemici che da esso
derivano, compresa la capacità di mitigazione e adattamento agli
effetti dei cambiamenti climatici
-
garantire l’integrazione delle esigenze di conservazione della
biodiversità marina e costiera e dei relativi servizi ecosistemici
nelle politiche economiche e di settore, rafforzando la comprensione
dei benefici da essi derivanti e dei costi causati dalla loro perdita
Raccomandazioni
e Direttiva quadro sulle acque dell’Unione europea da attuare anche
in Calabria
La
direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) stabilisce lo “Scopo
della direttiva è istituire un quadro per la protezione delle acque
superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque
costiere e sotterranee che:
a)
impedisca un ulteriore deterioramento, b) protegga e migliori lo
stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle
zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto
il profilo del fabbisogno idrico; c) agevoli un utilizzo idrico
sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse
idriche disponibili; d) miri alla protezione rafforzata e al
miglioramento dell'ambiente acquatico, anche attraverso misure
specifiche per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni
e delle perdite di sostanze prioritarie e l'arresto o la graduale
eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di
sostanze pericolose prioritarie; e) assicuri la graduale riduzione
dell'inquinamento delle acque sotterranee e ne impedisca l'aumento;
f)
contribuisca a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità
contribuendo quindi a:
-
garantire una fornitura sufficiente di acque superficiali e
sotterranee di buona qualità per un utilizzo idrico sostenibile,
equilibrato ed equo, - ridurre in modo significativo l'inquinamento
delle acque sotterranee, - proteggere le acque territoriali e marine;
- realizzare gli obiettivi degli accordi internazionali in materia,
compresi quelli miranti a impedire ed eliminare l'inquinamento
dell'ambiente marino, per arrestare o eliminare gradualmente gli
scarichi, le emissioni e le perdite di sostanze pericolose
prioritarie al fine ultimo di pervenire a concentrazioni,
nell'ambiente marino, vicine ai valori del fondo naturale per le
sostanze presenti in natura e vicine allo zero per le sostanze
sintetiche antropogeniche.”
“Valorizzare
al massimo la partecipazione del pubblico. La partecipazione del
pubblico deve essere interpretata come un'opportunità. Le attività
in corso sulla comunicazione volontaria e il sistema d'informazione
sulle acque per l'Europa aiuteranno ad informare il pubblico in
maniera trasparente.”
Elementi
per una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici
del Ministero dell’Ambiente
Azioni
su ecosistemi dipendenti dalle acque sotterranee
L’adattamento
ai cambiamenti climatici sulle risorse idriche sotterranee e sui GDE
in generale non ha sino ad oggi ricevuto idonea attenzione a causa
della scarsa conoscenza disponibile, della difficile accessibilità
agli ambienti sotterranei e più in generale dell’assenza di
efficaci politiche di gestione della risorsa sotterranea.
L’adattamento
ai cambiamenti climatici per i GDE è strettamente correlato allo
sfruttamento delle acque sotterranee e alle loro caratteristiche
quantitative e qualitative.
Vengono
individuate pertanto le seguenti azioni prioritarie:
a)
Controllo dello sfruttamento degli acquiferi.
-Acquiferi
alluvionali. La persistenza e lo stato ecologico dei GDE dipendono
dalla connessione idrologica tra il corpo idrico superficiale e la
falda ad esso sottesa.
-Acquiferi
carsici. La persistenza e lo stato ecologico dei GDE dipendono dal
mantenimento della saturazione idrica dei sistemi annessi capacitivi.
b)
Controllo degli inquinanti che raggiungono gli acquiferi con
riferimento alle sostanze tossiche ed in particolare quelle
provenienti dalle discariche.
c)
Miglioramento e ripristino della connessione verticale tra fiume e
falda, trasversale tra fiume e piana golenale e tra fiume e zone
umide laterali, e longitudinale, dalla sorgente alla foce per
garantire il mantenimento di una certa varietà di habitat.
d)
Conservazione di pool regionali rappresentativi di habitat sorgivi
che sono tra le acque interne più ricche di biodiversità per
numerosi gruppi tassonomici.
Di
seguito, si riportano i due dati che aprono e chiudono la
presentazione della direttiva quadro sulle acque, sul sito web, della
Commissione UE
Dato
n. 1 – In Europa l’acqua è sotto pressione
Tutti
hanno bisogno di acqua, non soltanto per bere. Utilizziamo l’acqua
per generare e sostenere la crescita economica e la prosperità
tramite attività quali l’agricoltura, la pesca commerciale, la
produzione energetica, l’industria manifatturiera, i trasporti e il
turismo. L’acqua è inoltre un elemento centrale degli ecosistemi
naturali e della regolazione del clima. Tuttavia, la disponibilità
delle risorse idriche è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti
climatici. Gli scienziati temono un incremento del rischio sia di
siccità sia di alluvioni nei prossimi decenni. La domanda
complessiva di acqua è in aumento e mette sotto pressione le scorte
disponibili.
La
qualità delle risorse idriche, al contempo, è minacciata
dall’inquinamento, dall’estrazione eccessiva e dai cambiamenti
idromorfologici dovuti alle attività industriali, all’agricoltura,
allo sviluppo urbano, alle misure per la difesa dalle alluvioni, alla
produzione di elettricità, alla navigazione, alle attività
ricreative, allo scarico di acque reflue e ad altro ancora.
Dato
n. 7 – I cambiamenti climatici pongono sfide per il futuro
Nei
prossimi decenni il cambiamento climatico rappresenterà una sfida
significativa per la gestione delle risorse idriche in tutta l’UE,
in quanto comporterà:
• Minori
precipitazioni e un aumento delle temperature estive, soprattutto
nelle zone meridionali e orientali, accentuando lo stress su risorse
già scarse di per sé. Il piano per la salvaguardia delle risorse
idriche europee propone una serie di misure di efficienza idrica, tra
cui il calcolo del flusso ecologico (ovvero il volume di acqua di cui
gli ecosistemi necessitano per prosperare), la realizzazione della
contabilità delle risorse idriche per l’allocazione efficiente
dell’acqua, il riutilizzo delle acque per l’irrigazione o per uso
industriale, la misurazione e la tariffazione del consumo di acqua e
criteri di progettazione ecocompatibile per i prodotti che comportano
consumo di acqua.
• Piogge
più intense e un maggior rischio di alluvioni, soprattutto nelle
zone settentrionali. La frequenza delle alluvioni è in continuo
aumento, dall’Europa orientale al Regno Unito e all’Irlanda.
Secondo le compagnie di assicurazione, la frequenza delle alluvioni
in Germania e in Europa centrale è raddoppiata dal 1980. Nel
periodo 1989-2008, le alluvioni sono state responsabili del 40% del
totale dei danni economici in Europa. La direttiva sulle alluvioni
del 2007 adotta un approccio proattivo, chiedendo agli Stati membri
di elaborare piani di gestione del rischio di alluvioni entro il
2015, da coordinare con il prossimo ciclo di piani di gestione dei
bacini idrografici (2016-2021). Il piano per la salvaguardia delle
risorse idriche europee promuove le infrastrutture verdi, quali il
ripristino delle pianure alluvionali, come metodo naturale al fine di
ridurre il rischio di alluvioni.
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