Preg.mo presidente Nicola Irto,
lei non ha mai riposto alle nostre comunicazioni ufficiali. Ad oggi non ha trovato il tempo per scriverci due righe contro l'assegnazione di servizi aggiuntivi al revisore contabile Kpmg, avvenuta in violazione della normativa sugli appalti pubblici. Così ha agito a proposito della nomina, da parte dell'esecutivo Oliverio, di Antonio Belcastro quale commissario del policlinico dell'Università di Catanzaro, deliberata nonostante il divieto tassativo della legge regionale n. 22/2010, che dalla dirigenza esclude i responsabili di disavanzi. Ancora, è rimasto fermo e muto sui milioni in più che la Regione Calabria eroga da anni per le attività di questo ospedale, ben al di là della produzione effettiva e perfino in mancanza di valido protocollo d'intesa. Nel complesso si tratta di una trentina di milioni, che paga la Regione, non la Deutsche Bank o il furbo George Soros. Eppure le abbiamo scritto, esponendole i problemi con chiarezza di argomenti. È rimasto immobile anche per la vicenda dell'integrazione tra l'ospedale Pugliese-Ciaccio e il policlinico universitario di Catanzaro, imposta a modo suo dal commissario Scura in barba alla Costituzione, che nel merito assegna al consiglio regionale la potestà legislativa.
Non avrà avuto modo di notare che i parlamentari del Movimento 5 stelle sono stati gli unici, dalla lontana proclamazione del governatore nel dicembre 2014, a difendere le prerogative della giunta e del consiglio della Regione Calabria, pur non avendo propri eletti. Ma in Calabria legalità e fatti sono sostituiti spesso dalla propaganda, dalla retorica, da segnali di forza più o meno criptici.
Davanti agli abusi del governo e della struttura commissariale per la sanità, complici divertiti, i consiglieri regionali hanno preferito intervenire sul cranio del brigante Vilella, pronti a lacerarsi nella battaglia delle rane e dei topi. Non una parola, un cenno d'indignazione o un solo atto contro le riassunte irregolarità, sempre segnalate con cura. Tutti zitti, tutti d'accordo.
Ieri, presidente Irto, lei è andato all'Università di Catanzaro e accanto al rettore Quattrone ha ascoltato le ennesime doglianze per quattrini, come se l'ateneo fosse all'asciutto e non avesse mai avuto montagne di soldi sprecati. Basti pensare alla fine della Fondazione Campanella e alla scomparsa delle sue attrezzature, alle gravi carenze certificate nella Cardiochirurgia universitaria e alla perdurante mancanza di un pronto soccorso a Germaneto. Lei era lì, presidente Irto, come «personaggio in cerca d'autore». Intanto, negli ospedali di Vibo Valentia o San Giovanni in Fiore sono morti pazienti per ragioni assurde, legate alle risorse che la Regione nega ai territori, ma che all'Università di Catanzaro garantisce a prescindere da norme e fatti, perché in casa propria essa è un'eccellenza, un eden, un orgoglio trascendentale.
Presidente Irto, nonostante la giovane età, lei è sulla buona strada per tradurre il motto del “Gattopardo”, «bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla». In attesa di riscontro concreto sui problemi posti, le ricordiamo che lei è il presidente di tutti i calabresi, non soltanto dei comitati di potere che hanno campato sul sistema, a danno della comunità.
Coi migliori saluti.
Dalila Nesci e Paolo Parentela
deputati, M5S
lei non ha mai riposto alle nostre comunicazioni ufficiali. Ad oggi non ha trovato il tempo per scriverci due righe contro l'assegnazione di servizi aggiuntivi al revisore contabile Kpmg, avvenuta in violazione della normativa sugli appalti pubblici. Così ha agito a proposito della nomina, da parte dell'esecutivo Oliverio, di Antonio Belcastro quale commissario del policlinico dell'Università di Catanzaro, deliberata nonostante il divieto tassativo della legge regionale n. 22/2010, che dalla dirigenza esclude i responsabili di disavanzi. Ancora, è rimasto fermo e muto sui milioni in più che la Regione Calabria eroga da anni per le attività di questo ospedale, ben al di là della produzione effettiva e perfino in mancanza di valido protocollo d'intesa. Nel complesso si tratta di una trentina di milioni, che paga la Regione, non la Deutsche Bank o il furbo George Soros. Eppure le abbiamo scritto, esponendole i problemi con chiarezza di argomenti. È rimasto immobile anche per la vicenda dell'integrazione tra l'ospedale Pugliese-Ciaccio e il policlinico universitario di Catanzaro, imposta a modo suo dal commissario Scura in barba alla Costituzione, che nel merito assegna al consiglio regionale la potestà legislativa.
Non avrà avuto modo di notare che i parlamentari del Movimento 5 stelle sono stati gli unici, dalla lontana proclamazione del governatore nel dicembre 2014, a difendere le prerogative della giunta e del consiglio della Regione Calabria, pur non avendo propri eletti. Ma in Calabria legalità e fatti sono sostituiti spesso dalla propaganda, dalla retorica, da segnali di forza più o meno criptici.
Davanti agli abusi del governo e della struttura commissariale per la sanità, complici divertiti, i consiglieri regionali hanno preferito intervenire sul cranio del brigante Vilella, pronti a lacerarsi nella battaglia delle rane e dei topi. Non una parola, un cenno d'indignazione o un solo atto contro le riassunte irregolarità, sempre segnalate con cura. Tutti zitti, tutti d'accordo.
Ieri, presidente Irto, lei è andato all'Università di Catanzaro e accanto al rettore Quattrone ha ascoltato le ennesime doglianze per quattrini, come se l'ateneo fosse all'asciutto e non avesse mai avuto montagne di soldi sprecati. Basti pensare alla fine della Fondazione Campanella e alla scomparsa delle sue attrezzature, alle gravi carenze certificate nella Cardiochirurgia universitaria e alla perdurante mancanza di un pronto soccorso a Germaneto. Lei era lì, presidente Irto, come «personaggio in cerca d'autore». Intanto, negli ospedali di Vibo Valentia o San Giovanni in Fiore sono morti pazienti per ragioni assurde, legate alle risorse che la Regione nega ai territori, ma che all'Università di Catanzaro garantisce a prescindere da norme e fatti, perché in casa propria essa è un'eccellenza, un eden, un orgoglio trascendentale.
Presidente Irto, nonostante la giovane età, lei è sulla buona strada per tradurre il motto del “Gattopardo”, «bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla». In attesa di riscontro concreto sui problemi posti, le ricordiamo che lei è il presidente di tutti i calabresi, non soltanto dei comitati di potere che hanno campato sul sistema, a danno della comunità.
Coi migliori saluti.
Dalila Nesci e Paolo Parentela
deputati, M5S
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