Cardiochirurgia di Catanzaro: basta omertà, si rispetti la legge e si garantisca la salute dei calabresi!
A seguito delle nostre segnalazioni, l’organo regionale di competenza ha ravvisato alcune irregolarità nel reparto di cardiochirurgia dell’A.O. Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro.
Insieme a Dalila Nesci, che sta conducendo un lavoro certosino sulla precaria situazione della sanità in Calabria, avevamo denunciato, anche dopo la nostra ispezione, l’assenza di una terapia intensiva dedicata nel reparto.
I controlli eseguiti dall’organo, hanno ravvisato altre mancanze del reparto. Il problema non è scagliarsi contro la mia Catanzaro, il vero dramma è l’assenza di adeguate garanzie per i pazienti anche della mia città.
Ci tengo a precisare che questi interventi non sono finalizzati alla chiusura del reparto, ma al miglioramento dello stesso. Il nostro obiettivo è fare in modo che la cardiochirurgia catanzarese sia una vera eccellenza, e non un’eccellenza sbandierata senza motivo.
Non possiamo consentire che il reparto continui a funzionare così! La legge prescrive la dotazione minima per un reparto che funzioni nell’interesse dei cittadini ed oggi per la cardiochirurgia di Catanzaro non è così.
So che molti miei concittadini non riescono a comprendere l’importanza di questa azione e che sono convinti che sia guidata da chissà quali interessi campanilistici. Il nostro esclusivo interesse è che cardiochirurgia a Catanzaro funzioni e che nessuno possa mettere a repentaglio la propria vita per sottostare ad interessi economici più grandi.
Non abbiamo mai detto, né lo diremo mai, che cardiochirurgia a Catanzaro va chiusa. Diciamo soltanto che deve FUNZIONARE A NORMA DI LEGGE. Come possiamo pretendere di dare in cura i nostri malati senza una terapia intensiva dedicata al reparto? Come possiamo pretendere di curare i malati caridiologici se mancano i pace makers? Come possiamo definire la struttura di classe A se le degenze non rispettano i canoni di legge?
La nostra battaglia è di LEGALITÀ e non sventola bandiere con il simbolo di una città. Non cercate i campanilismi nel nostro movimento, perché vogliamo che non esistano!
Il verbale della commissione regionale documenta in maniera oggettiva che manca la seconda sala operatoria e che non sono stati definiti i posti di letto. È incerta la dotazione dei pace maker temporanei e bicamerali, non sono state completate le verifiche periodiche delle attrezzature elettromedicali né verificate le loro scadenze. Inoltre mancano il documento valutazione rischi, gli atti sulla nomina del responsabile della sicurezza nel lavoro e i giudizi di idoneità del personale, compresi gli addetti della rianimazione e del blocco operatorio. Mancano, infine, il programma circa le analisi batteriologiche e i risultati, le carte sulla prevenzione e il controllo della legionellosi, le statistiche sui casi degli ultimi 5 anni, il certificato di qualità, l'individuazione del cardiologo, del terapista per la riabilitazione e di un tecnico manutentore, figure espressamente previste dalle norme. Tutto ciò nonostante le denunce insabbiate dell'ex primario Renzulli sui casi anche mortali di infezioni batteriche e malgrado i dieci milioni in più che all'anno, nel silenzio generale delle istituzioni, il policlinico universitario riceve illegalmente dalla Regione Calabria, senza protocollo d'intesa valido. Questa vicenda di gravità inaudita obbliga il governatore regionale, Mario Oliverio, a gettare la maschera. Oliverio imponga legalità, licenzi il commissario Antonio Belcastro, che la sua giunta regionale ha nominato in violazione di legge, determini la rimozione del direttore sanitario Caterina De Filippo e del primario, professor Pasquale Mastroroberto. Inoltre il governatore fermi il commissario alla sanità calabrese, Massimo Scura, che di là dalle norme sta imponendo l'integrazione tra il policlinico universitario e l'ospedale “Pugliese-Ciaccio”, come fosse la svolta del secolo. Infine, a seguito dell'immobilismo tenuto, benché informato della gravità dei fatti, il rettore dell'Università di Catanzaro, Aldo Quattrone, non deve restare nemmeno per un altro giorno al vertice dell'ateneo. Chiederemo conto al ministro dell'Università, perché due sono le cose: o uno sbaglia e paga, oppure sbaglia e resta sempre in sella. In questo ultimo caso nessuno faccia, poi, il mercante ipocrita, profittando della tragica morte di minori innocenti per lucrare dalle emergenze sanitarie della Calabria!
Insieme a Dalila Nesci, che sta conducendo un lavoro certosino sulla precaria situazione della sanità in Calabria, avevamo denunciato, anche dopo la nostra ispezione, l’assenza di una terapia intensiva dedicata nel reparto.
I controlli eseguiti dall’organo, hanno ravvisato altre mancanze del reparto. Il problema non è scagliarsi contro la mia Catanzaro, il vero dramma è l’assenza di adeguate garanzie per i pazienti anche della mia città.
Ci tengo a precisare che questi interventi non sono finalizzati alla chiusura del reparto, ma al miglioramento dello stesso. Il nostro obiettivo è fare in modo che la cardiochirurgia catanzarese sia una vera eccellenza, e non un’eccellenza sbandierata senza motivo.
Non possiamo consentire che il reparto continui a funzionare così! La legge prescrive la dotazione minima per un reparto che funzioni nell’interesse dei cittadini ed oggi per la cardiochirurgia di Catanzaro non è così.
So che molti miei concittadini non riescono a comprendere l’importanza di questa azione e che sono convinti che sia guidata da chissà quali interessi campanilistici. Il nostro esclusivo interesse è che cardiochirurgia a Catanzaro funzioni e che nessuno possa mettere a repentaglio la propria vita per sottostare ad interessi economici più grandi.
Non abbiamo mai detto, né lo diremo mai, che cardiochirurgia a Catanzaro va chiusa. Diciamo soltanto che deve FUNZIONARE A NORMA DI LEGGE. Come possiamo pretendere di dare in cura i nostri malati senza una terapia intensiva dedicata al reparto? Come possiamo pretendere di curare i malati caridiologici se mancano i pace makers? Come possiamo definire la struttura di classe A se le degenze non rispettano i canoni di legge?
La nostra battaglia è di LEGALITÀ e non sventola bandiere con il simbolo di una città. Non cercate i campanilismi nel nostro movimento, perché vogliamo che non esistano!
Il verbale della commissione regionale documenta in maniera oggettiva che manca la seconda sala operatoria e che non sono stati definiti i posti di letto. È incerta la dotazione dei pace maker temporanei e bicamerali, non sono state completate le verifiche periodiche delle attrezzature elettromedicali né verificate le loro scadenze. Inoltre mancano il documento valutazione rischi, gli atti sulla nomina del responsabile della sicurezza nel lavoro e i giudizi di idoneità del personale, compresi gli addetti della rianimazione e del blocco operatorio. Mancano, infine, il programma circa le analisi batteriologiche e i risultati, le carte sulla prevenzione e il controllo della legionellosi, le statistiche sui casi degli ultimi 5 anni, il certificato di qualità, l'individuazione del cardiologo, del terapista per la riabilitazione e di un tecnico manutentore, figure espressamente previste dalle norme. Tutto ciò nonostante le denunce insabbiate dell'ex primario Renzulli sui casi anche mortali di infezioni batteriche e malgrado i dieci milioni in più che all'anno, nel silenzio generale delle istituzioni, il policlinico universitario riceve illegalmente dalla Regione Calabria, senza protocollo d'intesa valido. Questa vicenda di gravità inaudita obbliga il governatore regionale, Mario Oliverio, a gettare la maschera. Oliverio imponga legalità, licenzi il commissario Antonio Belcastro, che la sua giunta regionale ha nominato in violazione di legge, determini la rimozione del direttore sanitario Caterina De Filippo e del primario, professor Pasquale Mastroroberto. Inoltre il governatore fermi il commissario alla sanità calabrese, Massimo Scura, che di là dalle norme sta imponendo l'integrazione tra il policlinico universitario e l'ospedale “Pugliese-Ciaccio”, come fosse la svolta del secolo. Infine, a seguito dell'immobilismo tenuto, benché informato della gravità dei fatti, il rettore dell'Università di Catanzaro, Aldo Quattrone, non deve restare nemmeno per un altro giorno al vertice dell'ateneo. Chiederemo conto al ministro dell'Università, perché due sono le cose: o uno sbaglia e paga, oppure sbaglia e resta sempre in sella. In questo ultimo caso nessuno faccia, poi, il mercante ipocrita, profittando della tragica morte di minori innocenti per lucrare dalle emergenze sanitarie della Calabria!
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