La nostra posizione
Elevare la tutela dei diritti sociali e civili non dovrebbe spettare al Terzo Settore il quale, invece, avrebbe il compito di contribuire all'elevazione di questi diritti affiancando lo Stato, non sostituendolo come si fa con questa Riforma.
Cos’è il Terzo Settore
Questa la critica di fondo che rivolgiamo alla Legge Delega sul Terzo Settore, una galassia composta da onlus, fondazioni bancarie, cooperative, associazioni. Le istituzioni non profit tra soggetti impiegati, indotto e volontario coinvolge circa 10 milioni di cittadini. Le cooperative sociali, pur essendo il 4% del totale, danno lavoro al 38% di dipendenti e lavoratori esterni.In Italia il settore conterebbe circa 355 mila organizzazioni, con 2,2 milioni di lavoratori e un fatturato di circa 200 miliardi (dimensione simile all’intero settore delle costruzioni).
Le criticità
Lo scheletro di questa legge delega non riforma il Terzo Settore, ma lo stravolge trasformando, attraverso l'utilizzo forzato del concetto di impresa sociale, il non profit in profit: si finanziarizzano i bisogni e si delegano sempre più all'esterno le competenze (coop, onlus,etc) dello Stato, assegnando con fondi pubblici uno sconfinato campo di attività sociali e culturali a soggetti privati che potranno distribuire gli utili. Soggetti nei cui confronti mancheranno adeguati strumenti di controllo e verifica e che entreranno nel mercato in un regime di concorrenza sleale (onlus, coop, associazioni godono di regimi fiscali agevolati, al contrario delle tradizionali aziende concorrenti).
Con questa Riforma il non profit diventerà solo un ricordo e gli obiettivi primari delle imprese sociali saranno business e profitto, senza che siano stati posti freni alle potenziali operazioni speculative delle imprese sociali.
E qui veniamo al capitolo dei controlli: la Riforma non prevede la possibilità di avvalersi dell'Anac, come da noi richiesto, per il controllo degli enti del terzosettore. Non saranno assoggettabili alla Legge 190 (anticorruzione) nemmeno i grandi enti, che gestiscono milioni di euro per conto della Pa. Il sistema di controlli sarà affidato al ministero del Lavoro (quello guidato da Poletti, ex presidente delle Coop) il quale, viste le ridotte risorse destinate a questa attività, non sarà in grado di mettere in campo un sistema di accertamento efficace. A nostro parere la creazione di un'agenzia o di un'authority di controllo sul comparto è una necessità, ma il Pd e company non la pensano così.
Conseguenze della Riforma
Prosciugamento dello stato sociale, assenza di controlli adeguati, affari in vista per i grossi consorzi (cooperative in testa), con il ministro competente in materia che è Poletti, quello della Legacoop e della cena con Buzzi. A proposito di Buzzi: Mafia Capitale è solo uno dei tanti casi che spuntano come funghi in tutta Italia sull'intreccio illegale cooperative (associazioni, consorzi: la ragione sociale ormai conta relativamente)-partiti, al quale in molti casi si aggiungono anche la criminalità e le mafie. Tutti uniti in nome di una sacra parola: appalto. Tu partito mi porti soldi, io ti porto gente ai gazebo delle primarie e se posso ti faccio piazzare persone (magari sottopagate) nell'azienda. E poi capita anche che la commessa finisca in subappalto a un'azienda gestita dalla criminalità organizzata. Un circolo vizioso e, allo stesso tempo, un vortice.
Elevare la tutela dei diritti sociali e civili non dovrebbe spettare al Terzo Settore il quale, invece, avrebbe il compito di contribuire all'elevazione di questi diritti affiancando lo Stato, non sostituendolo come si fa con questa Riforma.
Cos’è il Terzo Settore
Questa la critica di fondo che rivolgiamo alla Legge Delega sul Terzo Settore, una galassia composta da onlus, fondazioni bancarie, cooperative, associazioni. Le istituzioni non profit tra soggetti impiegati, indotto e volontario coinvolge circa 10 milioni di cittadini. Le cooperative sociali, pur essendo il 4% del totale, danno lavoro al 38% di dipendenti e lavoratori esterni.In Italia il settore conterebbe circa 355 mila organizzazioni, con 2,2 milioni di lavoratori e un fatturato di circa 200 miliardi (dimensione simile all’intero settore delle costruzioni).
Le criticità
Lo scheletro di questa legge delega non riforma il Terzo Settore, ma lo stravolge trasformando, attraverso l'utilizzo forzato del concetto di impresa sociale, il non profit in profit: si finanziarizzano i bisogni e si delegano sempre più all'esterno le competenze (coop, onlus,etc) dello Stato, assegnando con fondi pubblici uno sconfinato campo di attività sociali e culturali a soggetti privati che potranno distribuire gli utili. Soggetti nei cui confronti mancheranno adeguati strumenti di controllo e verifica e che entreranno nel mercato in un regime di concorrenza sleale (onlus, coop, associazioni godono di regimi fiscali agevolati, al contrario delle tradizionali aziende concorrenti).
Con questa Riforma il non profit diventerà solo un ricordo e gli obiettivi primari delle imprese sociali saranno business e profitto, senza che siano stati posti freni alle potenziali operazioni speculative delle imprese sociali.
E qui veniamo al capitolo dei controlli: la Riforma non prevede la possibilità di avvalersi dell'Anac, come da noi richiesto, per il controllo degli enti del terzosettore. Non saranno assoggettabili alla Legge 190 (anticorruzione) nemmeno i grandi enti, che gestiscono milioni di euro per conto della Pa. Il sistema di controlli sarà affidato al ministero del Lavoro (quello guidato da Poletti, ex presidente delle Coop) il quale, viste le ridotte risorse destinate a questa attività, non sarà in grado di mettere in campo un sistema di accertamento efficace. A nostro parere la creazione di un'agenzia o di un'authority di controllo sul comparto è una necessità, ma il Pd e company non la pensano così.
Conseguenze della Riforma
Prosciugamento dello stato sociale, assenza di controlli adeguati, affari in vista per i grossi consorzi (cooperative in testa), con il ministro competente in materia che è Poletti, quello della Legacoop e della cena con Buzzi. A proposito di Buzzi: Mafia Capitale è solo uno dei tanti casi che spuntano come funghi in tutta Italia sull'intreccio illegale cooperative (associazioni, consorzi: la ragione sociale ormai conta relativamente)-partiti, al quale in molti casi si aggiungono anche la criminalità e le mafie. Tutti uniti in nome di una sacra parola: appalto. Tu partito mi porti soldi, io ti porto gente ai gazebo delle primarie e se posso ti faccio piazzare persone (magari sottopagate) nell'azienda. E poi capita anche che la commessa finisca in subappalto a un'azienda gestita dalla criminalità organizzata. Un circolo vizioso e, allo stesso tempo, un vortice.
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