Eppure sarebbe facile agire concretamente considerato che l’agricoltura è l’unico settore in crescita dal punto di vista dell’occupazione con un trend positivo in grado di generare per il futuro migliaia di ulteriori posti di lavoro, se calcoliamo anche il ricambio generazionale al quale andrebbe accordato il massimo sostegno da questo governo.
Tra le questioni che si dovrebbero risolvere anche nel mondo dell'agricoltura non poteva mancare la tanto odiata (ma non per tutti evidentemente) burocrazia!
Ed è proprio la burocrazia che sta causando problemi non indifferenti all’agricoltura. Basti pensare che un’azienda agricola italiana per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7.200 euro l’anno.
Il soprannominato SPESOMETRO, provvedimento fiscale italiano che non trova corrispondenze in altri paesi, è una misura penalizzante che accresce la burocrazia, aumenta i costi e rischia di mettere in ginocchio le piccole imprese.
La nostra proposta presentata in commissione bilancio era quella di abolire per i piccoli agricoltori, identificabili da un fatturato annuo inferiore ai 7000 euro, la comunicazione che i soggetti passivi d'IVA devono presentare annualmente all'Agenzia delle entrate.
Mi chiedo....ma come si può per legge essere autorizzati a non conservare registri, e poi, sempre per legge, essere obbligati a comunicare le operazioni rilevanti ai fini dell’accertamento fiscale??? E’ evidente l’anomalia di una tale situazione...e laddove c'è un anomalia normativa in questo paese c'è sempre qualcuno che ci mangia alla faccia di chi si fa il mazzo lavorando onestamente!
TAGLIA DI QUA E TAGLIA DI LA e ora con questa legge di stabilità si doveva mettere mano anche agli enti di ricerca di questo settore.
Mi riferisco al riordino e la razionalizzazione dell’Istituto nazionale di economia agraria – INEA e del Centro per la ricerca e l’agricoltura – CRA, entrambi enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
L’accorpamento dei suddetti enti in una unica Agenzia non tiene conto di alcune problematiche quali in particolare il grave dissesto finanziario in cui versa l’INEA, le cui passività passerebbero totalmente a carico del CRA andando ad incidere negativamente sulle capacità dello stesso di continuare ricerca svolte e riconosciute a livello internazionale.
Oltre al periodo di commissariamento straordinario procederete con altri tagli ai centri per la ricerca e la sperimentazione, con una notevole riduzione delle attuali articolazioni territoriali e una conseguente riduzione degli oneri e delle spese di personale. Senza tutelare i lavoratori e ricercatori dei due enti che, essendo in buona parte precari, potrebbero correre il rischio di non veder rinnovato il proprio contratto a seguito dell’accorpamento, né di mantenere la propria posizione lavorativa all’interno della costituenda Agenzia.
Ancora una volta a correre il pericolo sono i giovani ricercatori che sono l’asse portante di tutta la ricerca nazionale che troppo spesso è relegata agli ultimi posti degli interessi del Governo, tanto da spingere i nostri ricercatori a continuare la propria attività all’estero.
Per noi ora sarebbe fondamentale, a questo proposito, il mantenimento delle attuali graduatorie di
concorso del Centro per la ricerca in Agricoltura per le future assunzioni all’interno del’Agenzia.
E poi visto che all’articolo 12, dispone l’esonero dal versamento dei complessivi contributi a carico dei datori di lavoro per un periodo massimo di 36 mesi con riferimento alle nuove assunzioni a tempo indeterminato, per quale assurdo motivo il governo ha escluso il settore agricolo?
Totale assenza di misure adeguate per introdurre agevolazioni fiscali volte ad incentivare e tutelare le agricolture contadine, indispensabili a promuovere la biodiversità, modelli socio economici basati su strutture prevalentemente familiari che utilizzano pratiche agronomiche conservative e sostenibili per la nostra salute e il territorio!
Si parla tanto di KM ZERO, filiera corta ma ci si dimentica degli agricoltori contadini ovvero coloro che conducono direttamente i fondi, praticano diversificazioni e avvicendamenti colturali, producono prevalentemente beni rivolti alla vendita diretta presso i mercati locali in circuiti di filiera corta, e trasformano le materie prime di esclusiva produzione propria direttamente in azienda o presso la propria abitazione, e che quindi costituiscono un patrimonio e una risorsa da valorizzare oltre il semplice parametro economico!
In mancanza di adeguate agevolazioni, tali realtà agricole, che operano al di fuori delle logiche di mercato, rischiano di scomparire a causa dei modelli agricoli dominanti a carattere industriale con gravi conseguenze per le realtà rurali e per la perdita di biodiversità.
Totale assenza di adeguate misure a sostegno dei metodi di produzione biologica...ma perchè questo governo non considera il fatto che il mercato mondiale degli alimenti biologici ha quadruplicato la sua estensione a partire dal 1999 e la superficie destinata alla produzione biologica nell’Ue è più che raddoppiata?
Molte aziende italiane infatti lo hanno capito e stanno convertendo la loro produzione anche al fine di garantire la sicurezza dei consumatori e dei cittadini circa i metodi di produzione biologica,
e quindi sono costrette a rispettare un elevato livello di oneri amministrativi che, unitamente a considerevoli cali nelle rese, almeno nei primi anni di produzione, rendono l’adesione al regime biologico piuttosto complessa.
Per quanto concerne il Piano Assicurativo Agricolo Nazionale, nel corso della precedente annata agraria le compagnie assicurative non hanno concesso polizze agevolate per le fitopatie denominate “mosca dell’olivo”, “cinipide del castagno” e “marciume delle castagne” perché non considerate convenienti e che hanno invece determinato significative perdite di produzione tali da gettare l’olivicoltura e la castanicoltura in una profonda crisi.
E ora parliamo di uno degli scandali più citati in questa legge di stabilità, mi riferisco all'aumento delle accise sulla birra.
Fa rabbia che proprio in questo settore che dovrebbe essere tutelato visto che ha ottime potenziali di crescita e trend occupazionale rilevante, nell’ultimo decennio l’aliquota delle accise sulla birra è aumentata del 93%, raggiungendo livelli di tassazione tra i più alti di Europa!
Un posto di lavoro nel settore birraio genera:
1 posto di lavoro in agricoltura
1,3 posti di lavoro nel settore degli imballaggi e logistica e marketing
1,3 posti di lavore nella distribuzione
24,5 posti di lavoro nel settore dell'ospitalità come bar, ristoranti, alberghi, pub, ecc..
Con l’aumento dell’aliquota a decorrere dal 1° gennaio 2015, il gettito stimato è di circa 177 milioni di euro all’anno. Inoltre fa rabbrividire il fatto che il sacrificio derivante dall’aumento dell’aliquota dell’accisa sulla birra rischia di non produrre alcun effetto finanziario a fronte della inevitabile riduzione dei consumi!
Ed infine cosa dire riguardo la questione delle accise sul gasolio agricolo.
Toccare al ribasso il gasolio agricolo senza andare a distinguere tra quello destinato alle lavorazioni e quello destinato al riscaldamento delle serre si rischia di non risparmiare realmente e di fare un danno a coloro che hanno già costi di produzione alti.
E' la seconda volta che il governo combina questa porcheria in questa legislatura!
Insomma ancora una volta si è persa l'opportunità di rilanciare concretamente l'agricoltura.
Evidentemente è più importante finanziare i grandi piuttosto che i piccoli e soprattutto è più importante fare le l'expo che occuparsi dei veri problemi dell'agricoltura di questo paese!
Ancora una volta stiamo trattenendo un settore che potrebbe decollare e ridare dignità ritrovare identità a questo paese.
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