Sullo svuotamento senza autorizzazione del lago Ampollino nel Parco Nazionale della Sila, da parte dell’azienda A2A, abbiamo presentato una interrogazione al Ministro dell'Ambiente Galletti.
Abbiamo raccolto immediatamente la denuncia di Legambiente e siamo intervenuti.
Sono indispensabili garanzie sullo svuotamento, a partire dalle autorizzazioni prescritte, mancanti secondo l’associazione nazionale Legambiente. Le istituzioni devono agire e non stare a guardare come al solito!
Fa specie che lo svuotamento dell’Ampollino avvenga senza le garanzie dovute, dopo pochi mesi che l’Unesco ha inserito la Sila tra i suoi siti d’eccellenza. A nulla serve l’importante riconoscimento, se dai sindaci al governo non c’è la concreta volontà di salvaguardare e tutelare le bellezze paesaggistiche.
Qui il testo dell'interrogazione:
NESCI e PARENTELA. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare — Per sapere – premesso che:
la legge n. 394 del 6 dicembre 1991 (c.d. legge quadro sulle aree protette) detta «principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese» (art. 1), che nella fattispecie si concretizzano (art. 3) nella «conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di pro cessi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici» (lettera a), «applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un'integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali» (lettera b), «difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici» (lettera c);
il lago artificiale Ampollino, dall’alto valore storico oltreché paesaggistico in quanto al termine dei lavori (1927) anche il re Vittorio Emanuele III prese parte all’inaugurazione, si trova nel Parco Nazionale della Sila (appunto area protetta), in una posizione molto particolare, in quanto bagna tre diverse province, quella di Cosenza, quella di Crotone e quella di Catanzaro;
secondo quanto resto noto da «Il quotidiano della Calabria» nell’edizione del 13 ottobre 2014, domenica scorsa l’associazione ambientalista di Legambiente ha promosso un sit-in per denunciare lo svuotamento del succitato lago da parte dell’azienda A2A, senza la necessaria autorizzazione;
sulla questione è intervenuto anche Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità, secondo il quale «le attività che sta svolgendo A2A per il Lago Ampollino non sono lavori di manutenzione ordinaria ma si configurano come un cambio sostanziale dello stato dei luoghi che nessuno ha autorizzato. Le norme che disciplinano il Parco nazionale della Sila, e quelle a tutela del paesaggio, impediscono che si possa ridurre di 16 metri il livello di un bacino idroelettrico senza che questa vengano preventivamente autorizzate»;
il riferimento è al D.p.r. del 14 novembre 2002 istitutivo dell’Ente parco nazionale della Sila, nel quale si chiarisce che è vietata (art. 5) «la realizzazione di opere che comportino la modificazione del regime delle acque, fatte salve le opere necessarie alla sicurezza delle popolazioni e le opere minori legate all'esercizio delle tradizionali attività agro-silvo-pastorali e comunque non rilevanti per gli alvei naturali». Ecco perché le «opere che comportino modificazione del regime delle acque […] sono sottoposte ad autorizzazione dell'Ente» (art. 8 del succitato D.p.r.), in quanto ritenute di «manutenzione strordinaria» (secondo quanto specificato all’art. 31 della legge n. 457 del 5 agosto 1978);
nel comunicato di Legambiente, ancora, Antonio Nicoletti chiede all’Ente parco «un sollecito intervento per fermare lo scempio che la multinazionale dell'energia elettrica sta mettendo in atto e chiediamo di ripristinare la legalità in un'area protetta che continua ad essere oggetto di utilizzo predatorio, da parte di piccoli e grandi devastatori, senza che l’istituzione preposta alla tutela della biodiversità, del paesaggio e del patrimonio MAB Unesco, sia capace di imporre il rispetto della legge e di norme nazionali e comunitarie»;
è per questo che, secondo quanto si apprende dal succitato articolo de «Il Quotidiano della Calabria», Legambiente presenterà una formale denuncia all’autorità giudiziaria nei confronti della società A2A per alterazione dei luoghi in un Parco Nazionale, senza la necessaria autorizzazione -:
si chiede di sapere
se è a conoscenza dei fatti suesposti;
quali azioni intenda promuovere, in considerazione del fatto che, come stabilito dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394 e, più specificatamente, dal citato D.p.r. in premessa, «la vigilanza sulla gestione del Parco nazionale della Sila è esercitata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio».
Abbiamo raccolto immediatamente la denuncia di Legambiente e siamo intervenuti.
Sono indispensabili garanzie sullo svuotamento, a partire dalle autorizzazioni prescritte, mancanti secondo l’associazione nazionale Legambiente. Le istituzioni devono agire e non stare a guardare come al solito!
Fa specie che lo svuotamento dell’Ampollino avvenga senza le garanzie dovute, dopo pochi mesi che l’Unesco ha inserito la Sila tra i suoi siti d’eccellenza. A nulla serve l’importante riconoscimento, se dai sindaci al governo non c’è la concreta volontà di salvaguardare e tutelare le bellezze paesaggistiche.
Qui il testo dell'interrogazione:
NESCI e PARENTELA. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare — Per sapere – premesso che:
la legge n. 394 del 6 dicembre 1991 (c.d. legge quadro sulle aree protette) detta «principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese» (art. 1), che nella fattispecie si concretizzano (art. 3) nella «conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di pro cessi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici» (lettera a), «applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un'integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali» (lettera b), «difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici» (lettera c);
il lago artificiale Ampollino, dall’alto valore storico oltreché paesaggistico in quanto al termine dei lavori (1927) anche il re Vittorio Emanuele III prese parte all’inaugurazione, si trova nel Parco Nazionale della Sila (appunto area protetta), in una posizione molto particolare, in quanto bagna tre diverse province, quella di Cosenza, quella di Crotone e quella di Catanzaro;
secondo quanto resto noto da «Il quotidiano della Calabria» nell’edizione del 13 ottobre 2014, domenica scorsa l’associazione ambientalista di Legambiente ha promosso un sit-in per denunciare lo svuotamento del succitato lago da parte dell’azienda A2A, senza la necessaria autorizzazione;
sulla questione è intervenuto anche Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità, secondo il quale «le attività che sta svolgendo A2A per il Lago Ampollino non sono lavori di manutenzione ordinaria ma si configurano come un cambio sostanziale dello stato dei luoghi che nessuno ha autorizzato. Le norme che disciplinano il Parco nazionale della Sila, e quelle a tutela del paesaggio, impediscono che si possa ridurre di 16 metri il livello di un bacino idroelettrico senza che questa vengano preventivamente autorizzate»;
il riferimento è al D.p.r. del 14 novembre 2002 istitutivo dell’Ente parco nazionale della Sila, nel quale si chiarisce che è vietata (art. 5) «la realizzazione di opere che comportino la modificazione del regime delle acque, fatte salve le opere necessarie alla sicurezza delle popolazioni e le opere minori legate all'esercizio delle tradizionali attività agro-silvo-pastorali e comunque non rilevanti per gli alvei naturali». Ecco perché le «opere che comportino modificazione del regime delle acque […] sono sottoposte ad autorizzazione dell'Ente» (art. 8 del succitato D.p.r.), in quanto ritenute di «manutenzione strordinaria» (secondo quanto specificato all’art. 31 della legge n. 457 del 5 agosto 1978);
nel comunicato di Legambiente, ancora, Antonio Nicoletti chiede all’Ente parco «un sollecito intervento per fermare lo scempio che la multinazionale dell'energia elettrica sta mettendo in atto e chiediamo di ripristinare la legalità in un'area protetta che continua ad essere oggetto di utilizzo predatorio, da parte di piccoli e grandi devastatori, senza che l’istituzione preposta alla tutela della biodiversità, del paesaggio e del patrimonio MAB Unesco, sia capace di imporre il rispetto della legge e di norme nazionali e comunitarie»;
è per questo che, secondo quanto si apprende dal succitato articolo de «Il Quotidiano della Calabria», Legambiente presenterà una formale denuncia all’autorità giudiziaria nei confronti della società A2A per alterazione dei luoghi in un Parco Nazionale, senza la necessaria autorizzazione -:
si chiede di sapere
se è a conoscenza dei fatti suesposti;
quali azioni intenda promuovere, in considerazione del fatto che, come stabilito dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394 e, più specificatamente, dal citato D.p.r. in premessa, «la vigilanza sulla gestione del Parco nazionale della Sila è esercitata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio».
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