«Ascoltare cittadini che non vogliono la riconversione della centrale della Valle del Mercure. Il Parco del Pollino non può essere danneggiato da un'inutile centrale a biomasse». Lo sostengono i parlamentari M5S calabresi, insieme al candidato Cinque Stelle alla presidenza della Regione Calabria Cono Cantelmi, a proposito della trasformazione dell'impianto. I Cinque Stelle aggiungono: «Il mostro a biomasse di 35 MW avrebbe un tremendo impatto ambientale e l'assenza del VIS (Valutazione d'Impatto sulla Salute) richiesta, tra gli altri, dall'Isde Italia, ci fa anche temere per la salute dei cittadini della zona». «La Calabria – commenta Parentela – esporta gran parte dell'energia che produce e non vogliamo assistere all'ennesimo ricatto in cambio di qualche posto di lavoro. La zona del Pollino ha nelle bellezze naturali e nella chiara vocazione turistica la vera occasione di crescita economica ed occupazionale, non serve devastare il territorio. Avrei voluto dire queste cose al tavolo tecnico promosso dal Ministero dello Sviluppo economico, ma non mi hanno fatto entrare al pari di altri sindaci della zona interessata». Cantelmi aggiunge: «Dalla documentazione si evince chiaramente che il bacino limitrofo alla centrale non basta a rifornirla della legna necessaria ad alimentarla. Dovranno importare legna da chissà dove per fornire assistenzialismo mettendo a
repentaglio la salute dei cittadini. Il nostro non è il solito diniego immotivato, le nuove frontiere di produzione di energia sono le rinnovabili, inserite in modo razionale e sostenibile nel nostro territorio». «Appare concreto il pericolo di infiltrazioni mafiose - continua Cantelmi - che potrebbero inserirsi proprio sulla filiera del legno, come riportato da un recente articolo apparso sul settimanale 'l'Espresso' e come temono da tempo i comitati contro la centrale».
I Cinque Stelle concludono:«Da oltre un decennio Enel insiste per la messa in opera della centrale, nonostante l'opposizione dei cittadini e le bocciature del Consiglio di Stato. I cittadini devono essere padroni dei propri territori»
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