Il decreto "Terre vive", appena firmato da Martina, nonostante le intenzioni di promuovere l'occupazione giovanile in ambito agricolo e di favorire l'accesso alla terra per sviluppare il nostro settore primario, presenta un gravissimo difetto che va a rovinare i suoi buoni presupposti. Ci riferiamo alla questione della vendita delle terre agricole demaniali. Mettere in vendita la terra pubblica per far cassa, significa alienarla, ovvero darla in pasto a chi su quella terra vuole speculare - magari per costruire un impianto di produzione di energia alternativa, o un grande parco eolico. Vuol dire farla scomparire dal nostro patrimonio pubblico e non considerala quello che effettivamente è: un bene comune. Già un anno fa, ho presentato una proposta di legge che modifica l'articolo 66 del decreto "Salva Italia" emanato dal Governo Monti, ridefinendo la possibilità, da parte dello Stato, di disporre dei propri terreni agricoli e prevedendo, quindi, canoni di locazione dei terreni ad hoc per i giovani agricoltori.
La soluzione individuata dal M5S è, quindi, quella dell'affitto dei terreni agricoli - come individuati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali - riservando ai giovani agricoltori (come definiti dal Regolamento CE n. 1698 / 2005 del Consiglio del 20 settembre 2005) una percentuale non inferiore al 25% del totale degli stessi terreni.
Nella nostra proposta di legge viene imposto, inoltre, il divieto di utilizzare tali terreni con uno scopo diverso da quello agricolo. L'altro obiettivo è quello di tutelare e promuovere metodi di agricoltura biologica basati su sistemi agro-ecologici e destinati esclusivamente a scopi alimentari. In particolare, abbiamo proposto il divieto assoluto di coltivare sul terreno locato piante geneticamente modificate, anche a fini sperimentali. Inoltre, abbiamo proposto di poter destinare i terreni agricoli demaniali ad attività di agricoltura sociale. Tra i criteri individuati vi è anche quello di prevedere che la durata della locazione sia adeguata ai cicli biologici naturali. Concedendo i propri terreni in locazione, tra l'altro, lo Stato può permettersi la possibilità, qualora un'idea non dovesse funzionare, di dare ad altri aspiranti lo stesso terreno. Oltre alla nostra proposta di legge sono stati approvati ben 2 ordini del giorno alla Camera dei Deputati su questo argomento, ma il Governo con la vendita delle terre demaniali ha dimostrato per l'ennesima volta di non ascoltare nemmeno la volontà parlamentare e gli strumenti di indirizzo che ha a disposizione. Il Ministro Martina è ancora in tempo per fermare questa scelleratezza, dando ascolto a tutti quei cittadini, comitati e movimenti che da anni si battono per la difesa e tutela dei beni comuni. Garantiamo l'accesso alla terra per promuovere l'occupazione e lo sviluppo del settore primario ma senza vendere il patrimonio pubblico di questo Paese.
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