Quella della PAC è una partita fondamentale per l’agricoltura e per questo ci auguriamo che il neo Ministro Martina ascolti le nostre proposte al fine di elaborare, entro agosto, un programma strategico efficace affinché le risorse messe a disposizione dall’Europa - circa 52 miliardi di euro - servano a dare la spinta giusta al rilancio del settore primario in Italia. Noi siamo pronti dare il nostro contributo.
Oggi durante la conferenza stampa alla Camerda dei Deputati, abbiamo illustrato le linee guida dell’agricoltura a cinque stelle. Abbiamo elaborato proposte concrete per gestire al meglio le risorse che lo Stato membro può gestire direttamente (pagamenti diretti), al fine di raggiungere alcuni obiettivi strategici, poiché le scelte che facciamo adesso varranno per i prossimi 7 anni. Il nostro obiettivo è, quindi, quello di massimizzare le risorse a disposizione e individuare i destinatari dell'aiuto, definendo l'agricoltore attivo e lavorando, al contempo, sul meccanismo degli aiuti accoppiati.
A proposito della figura dell’agricoltore attivo una novità è quella di una black list di attività professionali le cui imprese, per definizione, non possono essere considerate attive e quindi non possono ricevere gli aiuti diretti. Saranno fondamentali le ore di lavoro spese in campo e perciò abbiamo proposto di considerare ‘minima’ l’attività di lavoro agricolo diretto svolta per almeno 900 ore l’anno. Abbiamo, inoltre, proposto che non si possano concedere pagamenti diretti nel caso in cui la superficie ammissibile dell’azienda sia inferiore ad un ettaro.
Fra le proposte poi quella di accordare i pagamenti accoppiati in maniera prevalente a tutti quei settori dove viene premiata la qualità rispetto alla quantità, ai marchi a denominazione, al settore del pastorizia per evitare l'abbandono delle aree rurali e la relativa riduzione del presidio territoriale, alla mangimistica nazionale per evitare l'utilizzo OGM e alle colture arboree caratteristiche.
Il MoVimento 5 Stelle è intervenuto, infine, su quello che può essere considerato il vero e proprio vulnus per l’agricoltura italiana: la quota di cofinanziamento che le regioni devono mettere a disposizione per poter attuare i Piani di Sviluppo Rurale. Chiediamo che venga, quindi, sbloccato il Patto di stabilità per le quote da cofinanziare nei Piani di Sviluppo Rurale, per fare in modo che tutte le Regioni, anche quelle che sforano il Patto di Stabilità, possano usufruire dei fondi per investire nello sviluppo del territorio e dell’agricoltura.
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