Le dimissioni di Giuseppe Scopelliti, governatore della
Calabria, rappresentano la fine del potere che per decenni, senza differenze
tra destre e sinistre, ha svuotato la regione costringendo intere famiglie a
emigrare o a vivere di stenti. Io,
Dalila Nesci, Nicola Morra e Federica Dieni pensiamo che i partiti siano tutti complici. Al governo della Regione, infatti, si sono
comportati come Scopelliti e sodali, o da alleati o da finti oppositori. La Calabria,
regione di generosità e ‘ndrangheta, grande bellezza e malasanità, lavoratori sfruttati
e assistenzialismo umiliante, può adesso conquistare la propria libertà, ma
fuori dei partiti. Non c’è differenza tra il Nuovo Centrodestra di Scopelliti e Gentile, Forza Italia dei
vecchi Pdl, in cui tre consiglieri regionali vennero arrestati per ‘ndrangheta,
e il Pd di Loiero, della famiglia Adamo e di Mario Pirillo. Sono tutti uniti
dall’interesse, dal teatro della politica, dalla spartizione di posti e interessi. È singolare che questi camaleonti politici, abituati a muoversi fra melma
e rifiuti, non sappiano di essere finiti. La caduta del condannato Scopelliti aumenterà
la sfiducia dei calabresi verso il sistema dei partiti, ormai in putrescenza.
Le persone
comuni e disinteressate del Movimento Cinque Stelle cambieranno la Calabria,
con il coraggio, la coscienza pulita e il senso del bene comune. Si vada subito
alle elezioni regionali, ma Renzi rimuova Alfano, che, avendo scelto Scopelliti
come suo referente politico, non può più fare il ministro dell’Interno.
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