Arriva l’autunno ed è tempo di castagne. Prodotto tipico dello stivale e delle regioni centro-meridionali in particolare. La Calabria, infatti, con i oltre 10.000 ettari dedicati alla castanicoltura, rappresenta uno dei maggiori produttori del tipico frutto autunnale. Nonostante l’Italia continui ad essere uno dei principali paesi esportatori di castagne il settore versa in un grave periodo di crisi che sta conoscendo una drastica diminuzione della produzione (oltre il 30% nel 2012 rispetto al 2010) e, di conseguenza, dell’esportazione. Le aziende castanicole sono diminuite del 72% negli ultimi 30 anni, mentre la superficie dedicata è scesa del 62%. Le cause della crisi che investe il settore castanicolo sono da ricercare nell’apertura al mercato “globale”, ma soprattutto nella massiccia infestazione delle superfici investite da parte del Cinipide Yatsumatsu (Dryocosmus kuriphilus Yatsumatsu), un imenottero particolarmente dannoso per il castagno, la cui presenza in Italia è stata riscontrata nel cuneese nel 2002 e che sta infestando le coltivazioni di tutto lo stivale, in particolare in Calabria. Il cinipide attacca sia il castagno europeo (Castanea sativa Mill.), selvatico o innestato, sia gli ibridi euro-giapponesi. La popolazione è costituita di sole femmine in grado di deporre fino a 100-150 uova senza accoppiarsi. “La presenza della cinipide sta mettendo a dura prova un settore d’eccellenza per l’agricoltura calabrese. Nell’ottica della conservazione della cultura della castagna in Italia ed in Calabria, nonchè del necessario rispetto della biodiversità dei paesaggi si muove la proposta del Movimento Cinque Stelle che stiamo discutendo in Commissione Agricoltura.”. La proposta del MoVimento Cinque Stelle offre, infatti, la possibilità alle aziende agricole che operano nella produzione di castagne di combattere biologicamente la piaga del cinipide, offrendo i necessari aiuti di carattere economico a copertura delle perdite avute negli ultimi anni a chi decide di curare i propri castagneti attraverso l'introduzione dell'insetto antagonista Torymus sinensis. Questo metodo è avvalorato anche dal fatto che nel Piano Castanicolo Nazionale, approvato dalla Conferenza Stato Regioni nella seduta del 18 novembre 2010, in uno specifico documento tecnico si riportano i “Riferimenti tecnici di attuazione della Lotta biologica al cinipide orientale del castagno con Torymus sinensis”. “L’utilizzo dei fitofarmaci per combattere la cinipide mette a serio rischio l’agroecosistema circostante i castanicoli interessati. Inoltre è da evitarsi l’abbinamento delle due tecniche di combattimento, in quanto l’utilizzo dei fitofarmaci a distanze inferiori al chilometro dai siti di lancio dell’antagonista mettono a serio rischio la sopravvivenza dello stesso, il quale ha bisogno che la zona conosca un “fermo” da ogni trattamento chimico per almeno cinque anni”. La crisi del settore, però, non ha nella cinipide la sua unica causa. Le coltivazioni castanicole, infatti, sono spesso realizzate nelle zone interne, in territori quasi inaccessibili e, pur conferendo a queste zone particolare pregio paesaggistico, presentano delle problematiche dovute all’obiettiva asperità dei luoghi, difficilmente accessibili con mezzi meccanici. “La nostra proposta ha il fine di tutelare l’ambiente, di difendere il territorio ed il suolo e di conservare i paesaggi tradizionali. In modo da favorire interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei castagneti nei territori collinari e montani di particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, a rischio idrogeologico o abbandonati”. La proposta del MoVimento Cinque Stelle è partorita al fine di concedere i necessari contributi diretti ai conduttori per la copertura delle spese sostenute per il recupero, la manutenzione e la salvaguardia dei castagneti, nonchè per il ripristino di quelli abbandonati. “La nostra proposta non si ferma al necessario aiuto dovuto agli imprenditori agricoli del settore, ma si pone anche l’obiettivo di finanziare il consiglio per la sperimentazione e la ricerca in agricoltura al fine di migliorare, attraverso la ricerca, la produttività dei nostri castagneti in un’ottica di migliore competitività strategica con i concorrenti stranieri”.
Arriva l’autunno ed è tempo di castagne. Prodotto tipico dello stivale e delle regioni centro-meridionali in particolare. La Calabria, infatti, con i oltre 10.000 ettari dedicati alla castanicoltura, rappresenta uno dei maggiori produttori del tipico frutto autunnale. Nonostante l’Italia continui ad essere uno dei principali paesi esportatori di castagne il settore versa in un grave periodo di crisi che sta conoscendo una drastica diminuzione della produzione (oltre il 30% nel 2012 rispetto al 2010) e, di conseguenza, dell’esportazione. Le aziende castanicole sono diminuite del 72% negli ultimi 30 anni, mentre la superficie dedicata è scesa del 62%. Le cause della crisi che investe il settore castanicolo sono da ricercare nell’apertura al mercato “globale”, ma soprattutto nella massiccia infestazione delle superfici investite da parte del Cinipide Yatsumatsu (Dryocosmus kuriphilus Yatsumatsu), un imenottero particolarmente dannoso per il castagno, la cui presenza in Italia è stata riscontrata nel cuneese nel 2002 e che sta infestando le coltivazioni di tutto lo stivale, in particolare in Calabria. Il cinipide attacca sia il castagno europeo (Castanea sativa Mill.), selvatico o innestato, sia gli ibridi euro-giapponesi. La popolazione è costituita di sole femmine in grado di deporre fino a 100-150 uova senza accoppiarsi. “La presenza della cinipide sta mettendo a dura prova un settore d’eccellenza per l’agricoltura calabrese. Nell’ottica della conservazione della cultura della castagna in Italia ed in Calabria, nonchè del necessario rispetto della biodiversità dei paesaggi si muove la proposta del Movimento Cinque Stelle che stiamo discutendo in Commissione Agricoltura.”. La proposta del MoVimento Cinque Stelle offre, infatti, la possibilità alle aziende agricole che operano nella produzione di castagne di combattere biologicamente la piaga del cinipide, offrendo i necessari aiuti di carattere economico a copertura delle perdite avute negli ultimi anni a chi decide di curare i propri castagneti attraverso l'introduzione dell'insetto antagonista Torymus sinensis. Questo metodo è avvalorato anche dal fatto che nel Piano Castanicolo Nazionale, approvato dalla Conferenza Stato Regioni nella seduta del 18 novembre 2010, in uno specifico documento tecnico si riportano i “Riferimenti tecnici di attuazione della Lotta biologica al cinipide orientale del castagno con Torymus sinensis”. “L’utilizzo dei fitofarmaci per combattere la cinipide mette a serio rischio l’agroecosistema circostante i castanicoli interessati. Inoltre è da evitarsi l’abbinamento delle due tecniche di combattimento, in quanto l’utilizzo dei fitofarmaci a distanze inferiori al chilometro dai siti di lancio dell’antagonista mettono a serio rischio la sopravvivenza dello stesso, il quale ha bisogno che la zona conosca un “fermo” da ogni trattamento chimico per almeno cinque anni”. La crisi del settore, però, non ha nella cinipide la sua unica causa. Le coltivazioni castanicole, infatti, sono spesso realizzate nelle zone interne, in territori quasi inaccessibili e, pur conferendo a queste zone particolare pregio paesaggistico, presentano delle problematiche dovute all’obiettiva asperità dei luoghi, difficilmente accessibili con mezzi meccanici. “La nostra proposta ha il fine di tutelare l’ambiente, di difendere il territorio ed il suolo e di conservare i paesaggi tradizionali. In modo da favorire interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei castagneti nei territori collinari e montani di particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, a rischio idrogeologico o abbandonati”. La proposta del MoVimento Cinque Stelle è partorita al fine di concedere i necessari contributi diretti ai conduttori per la copertura delle spese sostenute per il recupero, la manutenzione e la salvaguardia dei castagneti, nonchè per il ripristino di quelli abbandonati. “La nostra proposta non si ferma al necessario aiuto dovuto agli imprenditori agricoli del settore, ma si pone anche l’obiettivo di finanziare il consiglio per la sperimentazione e la ricerca in agricoltura al fine di migliorare, attraverso la ricerca, la produttività dei nostri castagneti in un’ottica di migliore competitività strategica con i concorrenti stranieri”.
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