Le politiche di vicinato dell'Unione Europea hanno portato a stipulare un accordo con il Regno del Marocco concernente la liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli trasformati e di quelli relativi alla pesca.
Per quanto questo genere di accordi possa contribuire a migliorare la stabilità politica ed economica dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, non sembrano prendere in considerazione l'impatto che potrebbero avere sul comparto agricolo italiano: la Calabria, come tutte le regioni meridionali, soffrirà inevitabilmente l'ingresso dei prodotti provenienti dal Marocco, soprattutto nel comparto agrumicolo grazie alla coincidenza dei periodi di commercializzazione. È noto come, potendo contare su costi di produzione più bassi, i prodotti provenienti da Paesi in via di sviluppo possano entrare nel mercato europeo a prezzi concorrenziali, eliminando, di fatto, i prodotti di origine interna dal carrello degli italiani.
Alle perplessità di natura meramente economica, si aggiungono quelle di matrice ambientale e di rispetto delle normative europee concernenti la qualità del lavoro. In questo contesto si inserisce la risoluzione presentata in Commissione Agricoltura attraverso cui si vuole impegnare il governo ad attivare le misure di salvaguardia contenute nell'accordo con il Regno del Marocco, al fine di salvaguardare le aziende agricole italiane da quella che appare come una vera e propria concorrenza sleale causata dai prodotti provenienti dal Paese nordafricano.
Il Governo deve intervenire in sede comunitaria per fare in modo che venga salvaguardato l'equilibrio tra la liberalizzazione del mercato e la necessaria protezione per il settore agricolo, i lavoratori ed i consumatori italiani. Noi del MoVimento Cinque Stelle siamo fermamente contrari all'orientamento della Commissione Europea, che troppo spesso sembra non essere capace di valorizzare adeguatamente il settore agricolo.
Il principio secondo cui il benessere interno dipenda dalla stabilità politica e dalla prosperità economica dei Paesi vicini, fa perdere di vista all'Unione Europea che sarebbe necessaria una valutazione più attenta delle conseguenze di alcune scelte, che impattano in maniera fortemente negativa su importanti realtà nazionali.
La Commissione Europea continua ad ostinarsi nel penalizzare, attraverso questo genere di negoziati internazionali, le filiere europee ed in particolare quella dell'ortofrutta, senza prendere in considerazione la forte crisi economica in atto, soprattutto per le aziende agricole del meridione tutto, Calabria compresa.
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